Usa, Trump: “Dobbiamo riaprire anche se ci saranno più morti”

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Gli Stati Uniti ripartono nonostante il numero dei morti non sembra diminuire. Nel frattempo, la Casa Bianca conferma l’importanza della task force sanitaria, dopo alcune dichiarazioni contrarie.

Usa, si riapre ma i morti salgono

Gli Usa devono riaprire al più presto, anche a costo di perdere altre vite umane. E’ il concetto ribadito dal presidente americano Donald Trump, che per la prima volta dall’imposizione del lockdown anti-Coronavirus ha lasciato Washington ed è volato a Phoenix, in Arizona, a visitare – senza mascherina sulla faccia – una fabbrica della Honeywell che produce dispositivi di protezione personale. Con le riaperture alcuni subiranno un duro impatto “ma dobbiamo riaprire la nazione e dobbiamo farlo presto”, ha dichiarato il magnate, che si è presentato nella Stato conteso senza alcuna protezione sulla faccia, contravvenendo così alle disposizioni di sicurezza indicate dalla Casa Bianca e dall’azienda stessa.

Confusione sulla task force

Il cambio di strategia in poche ore. La task force ha fatto un “lavoro fantastico” affrontando la crisi del coronavirus, come ha scritto su Twitter il presidente Usa Donald Trump. “Grazie a questo successo, la Task Force continuerà a lavorare a tempo indeterminato“, ha scritto Trump. Ci sarà un’altra struttura, inoltre, per la “riapertura in sicurezza” dalle scuole alle attività economiche. “La Task Force Coronavirus della Casa Bianca, guidata dal Vice Presidente Mike Pence, ha svolto un lavoro fantastico nel riunire vaste risorse altamente complesse che hanno fissato un alto standard da seguire in futuro. I ventilatori, che erano pochi e in cattive condizioni, sono ora prodotti a migliaia, e ne abbiamo molti di ricambio”. “Stiamo aiutando altri paesi che ne hanno un disperato bisogno. Allo stesso modo, stiamo facendo più test di tutti gli altri paesi messi insieme, e con test superiori. Maschere facciali e scudi. La Task Force sarà anche molto concentrata sui vaccini e sulle terapie”. All’inizio, però, alcune indiscrezioni sullo smantellamento della task force, lanciata dal New York Times, erano state confermate dal vice presidente Mike Pence. L’obiettivo, ha spiegato il numero due, è spostare le competenze alle agenzie federali entro il Memorial Day, che cade il 25 maggio, per affrontare l’emergenza in “modo più tradizionale”. Il compito della task force viene considerato “esaurito” nel momento in cui il Paese si avvierà verso la “riapertura completa”. Interpellato in proposito durante la visita in Arizona, Trump ha precisato che Fauci, così come la dottoressa Deborah Birx, continueranno in ogni caso ad essere coinvolti nella lotta contro il Coronavirus “insieme ad altri esperti nel campo”.

Il Coronavirus e le proteste degli studenti

I college americani in crisi. Il Coronavirus li chiude e li obbliga alle lezioni online, causando una rivolta degli studenti. Dalla California alla Florida, dall’Ohio al Texas, migliaia di studenti chiedono indietro ler ette pagate e avviano cause nei confronti degli atenei che non intendono farlo. All’orizzonte si profila per il sistema universitario americano una crisi senza precedenti che potrebbe spingere alla chiusura diversi college. Dalle pressanti richieste di rimborso non si salva nessuno, né i college pubblici né quelli dell’Ivy League, con class action intentante contro la prestigiosa Columbia University ma anche contro la statale Perdue. E i dati forniti da Harvard presentano uno spaccato della gravità dell’emergenza: l’ateneo prevede un calo dei ricavi per 1,2 miliardi di dollari nei prossimi due anni accademici fra il calo della domanda, il rimborso di quanto pagato dagli studenti per l’alloggio e la cancellazione dei programmi estivi. “Affrontiamo significative difficoltà finanziarie che richiederanno scelte difficili nei prossimi mesi. E’ chiaro che saranno necessarie ulteriori misuredi taglio dei costi, inclusa la possibilità del licenziamento di parte della forza lavoro”, afferma il vice presidente esecutivo di Harvard, Katie Lapp. Il rischio è che finiscano nella mannaia dei tagli i professori, dato che le classi sono finite tutte online. Classi che, però, non riscuotono consensi: molti studenti lamentano che i professori si limitato all’upload di documenti o compiti senza istruzioni. A preoccupare è il fatto che le polemiche sembrano essere solo all’inizio considerato che non è ancora chiaro quando gli studenti potranno tornare tra i banchi.

Gianpaolo Plini: