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Usa, infuria la protesta per la morte di George Floyd

Continua a crescere l'ondata di proteste per la morte del giovane cittadino afroamericano. Coprifuoco in 25 città in 16 diversi Stati

E’ ormai alle stelle la tensione negli Stati Uniti, dove continuano a moltiplicarsi e aumentare di intensità le proteste per la morte del cittadino afroamericano George Floyd, a Minneapolis. Almeno tre persone sono rimaste ferite da colpi d’armi da fuoco a Indianapolis, mentre un’altra è stata uccisa, il tutto in uno dei numerosissimi disordini provocati dai manifestanti. Non meno di 25 le città interessate dalle proteste (con altrettanti coprifuoco imposti dalle autorità), in almeno 16 diversi Stati. Un’ondata di dissenso che non ha risparmiato nemmeno Washington, dove i dimostranti sono tornati a sfilare di fronte alla Casa Bianca: almeno un centinaio di persone si sono radunate per la protesta che, dopo alcuni minuti, ha assunto toni particolarmente tesi, con lancio di frammenti d’asfalto e con un bidone della spazzatura dato alle fiamme, mentre la Guardia Nazionale disponeva un cordone di sicurezza attorno alla residenza presidenziale.

Gli arresti

E’ un’America in fiamme quella che continua a fronteggiare il coronavirus, cercando al contempo di contenere il dilagare di una protesta sempre più furiosa. In California, il governatore Gavin Newsom ha dichiarato lo stato di emergenza, mentre altre città hanno disposto il coprifuoco e richiesto l’intervento della Guardia Nazionale. Secondo Ap, almeno 1.400 persone sono state arrestate dall’inizio della protesta, innescata dalla morte del giovane afroamericano che, per nove minuti, è stato tenuto a terra da un poliziotto con un ginocchio premuto sul collo. L’autopsia, i cui risultati sono stati diffusi nella giornata di ieri, aveva escluso una morte per soffocamento, scatenando l’ira dei familiari e, di riflesso, quella dei manifestanti, che hanno intensificato le proteste.

La condanna di Biden

Un’ondata di dissenso generale che, se da un lato arriva in un periodo di ancor piena emergenza sanitaria, dall’altra si inserisce in un momento particolarmente delicato per la politica americana, che si avvia verso elezioni presidenziali che il Covid renderà per forza di cose storiche. Una condanna per la violenza delle proteste arriva proprio dal candidato in pectore del Partito democratico, Joe Biden: “Protestare contro tale brutalità è giusto e necessario. È una risposta assolutamente americana ma incendiare le comunità e distruggere inutilmente non lo è. La violenza che mette in pericolo la vita non lo è. La violenza che distrugge e chiude le attività che servono alla comunità non lo è”.

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