Una mossa che, ufficialmente, servirà a “salvaguardare la sicurezza nazionale degli Stati Uniti”. Ufficiosamente, un’altra tacca nella lunga sfida fra Washington e Pechino. Gli Usa vietano, a partire da domenica, sia WeChat a che a TikTok. Questo, ha spiegato il Dipartimento del Commercio, per una ragione ben precisa. “Il Partito Comunista Cinese ha dimostrato di usare queste app per minacciare la sicurezza nazionale, la politica estera e l’economia americana”. Un’iniziativa annunciata dal segretario del Dipartimento, Wilbur Ross.
Il quale, “su indicazione del Presidente”, ha fatto sapere di aver “deciso per un’azione significativa per combattere la maligna raccolta di dati personali degli americani da parte della Cina, promuovendo allo stesso tempo i nostri valori e le norme della democrazia”.
Usa vs Cina
Secondo quanto riferito da Ross, “le azioni di oggi dimostrano ancora una volta che il presidente Trump farà tutto ciò che è in suo potere per garantire la nostra sicurezza nazionale e proteggere gli americani dalle minacce del Partito comunista cinese“. Dichiarazioni che, in qualche modo, si inseriscono nella contesa ormai di lunga data fra gli Stati Uniti e la Cina.
Ora come ora scevra dalla sola guerra sui dazi. Anche se, sul momento, pur parlando esplicitamente di minaccia alla sicurezza da parte di Pechino, il Dipartimento si limita a indicazioni tecniche. In tal senso, il comunicato fa sapere che “in risposta agli ordini esecutivi del presidente Trump firmati il agosto 2020, il Dipartimento del Commercio ha annunciato oggi i divieti alle applicazioni mobili (app) WeChat e TikTok per salvaguardare la sicurezza nazionale degli Stati Uniti”.
Non solo TikTok: il contenzioso
Le istanze di Trump sulla diffusione dei social cinesi sul territorio americano sono in realtà frutto di un contezioso non d’ultima ora. Il presidente, infatti, ha fatto riferimento ai legami che la società ByteDance ha con il governo cinese. Oltre che alla quantità di dati che l’app avrebbe raccolto sugli utenti americani.
Osservazioni contenute in un ordine esecutivo del 6 agosto, al quale ne era seguito un altro datato 15 nel quale si concedeva a ByteDance 90 giorni per cedere il controllo del social agli Stati Uniti d’America.