Nonostante la tragedia di proporzioni storiche stia ancora imperversando sugli Stati Uniti, anche il coronavirus è entrato nella campagna elettorale americana. Diventando, negli ultimi giorni, il cardine attorno al quale si è giocata la battaglia fra le parti in gara. Da un lato il presidente degli Stati Uniti e candidato repubblicano, Donald Trump, che da ex scettico si ritrova ad avere a che fare con il Covid in prima persona; dall’altra Joe Biden, che gioca sul filo delicato di chi deve affermare una propria leadership in una fase di incertezza generale. Il tutto condito da elementi che, per quanto controversi, sembrano rispondere in qualche modo al grande gioco della corsa alla Casa Bianca. Comprese le digressioni dal regolamento del presidente che, pur ancora positivo al virus, prima si toglie la mascherina dal balcone della residenza presidenziale, poi addirittura se ne va nello Studio Ovale trasgredendo la quarantena. Mosse strategiche o assist involontari ai rivali? Anche questo è materiale per i due vice, Mike Pence e Kamala Harris. Al dibattito televisivo fra numeri due forse più importante della storia recente degli Stati Uniti. Allestito con precauzioni al millesimo sul palco/ring di Salt Lake City, nello Utah.
Scambi di colpi
Memori del pasticcio di Cleveland, e con Trump con i noti problemi di salute, la palla è ben presto passata al vicepresidente in carica e all’aspirante tale di parte democratica. Che di materiale per discutere ne hanno, vista anche la nuova uscita pre-dibattito del presidente che, in un video girato nel Giardino delle Rose, dà una lettura particolare della sua disavventura. “Mi sento alla grande, mi sento perfettamente: penso che sia stato un dono di Dio che io l’abbia preso. Una benedizione sotto mentite spoglie”. Altra mossa che, apparentemente, scopre il fianco al gancio di Biden. “Penso che sia una tragedia che il presidente parli di Covid come se fosse qualcosa di cui non preoccuparsi quando sono morti più di 210 mila americani”. Da capire se Donald Trump, in questo senso, riesca a essere un buon incassatore.
Pence e Harris
Di sicuro, uno capace di ricevere colpi senza barcollare è Mike Pence. Il vicepresidente che, l’ultima volta, gestì alla grande le bordate del senatore della Virginia Tim Kaine (all’epoca vice designato di Hillary Clinton), vincendo abilmente il confronto. Forse una lezione per Kamala Harris, che pure ha dalla sua proprio l’attacco come arma principale in fase di confronto. Lo sa bene anche lo stesso Biden, che ne assaggiò la tenacia nei giorni delle primarie. Allora si trattava di affari interni, ma con un’amministrazione rivale intera da prendere di mira, Pence dovrà sfoderare tutta l’abilità difensiva. In un dibattito fra numeri due che, per una volta, sembra rasentare i livelli dei numeri uno. E non solo in termini di contenuti.