Di ufficiale non c’era nulla ma i sentori c’erano tutti. Joe Biden conferma entrambi gli indicatori sull’ufficio più elevato dell’eventuale gabinetto presidenziale. Sceglie una donna e sceglie Kamala Harris, avversaria alle primarie e nome caldo, anzi caldissimo, ormai da settimane per il ruolo di vicepresidente. Nonostante la riservatezza con la quale lo staff di Biden ha condotto la ricerca. Tre requisiti elenca Biden nel presentare la sua numero due nella corsa alla Casa Bianca: “Intelligente, tosta e pronta per essere leader”.
Una che, in sostanza, qualora ce ne fosse bisogno sarebbe pronta ad assumere le redini del Paese. E Kamala, ex nome forte all’alba delle primarie, non si tira indietro: “Joe Biden può unire gli americani perché ha trascorso la sua vita a battersi per noi. Come presidente, realizzerà un’America all’altezza dei nostri ideali”. Naturalmente arriva anche un grazie: “Sono onorata di unirmi a lui e di fare tutto il possibile per farlo divenire il nostro Commander-in-Chief”.
Kamala Harris, da rivale a vice
Personalità forte, 55 anni e senatrice della California, Kamala Harris diventa la prima donna afroamericana a fare il suo ingresso in un ticket presidenziale. Un dettaglio non da poco perché, dopo il doppio mandato di Barack Obama alla Casa Bianca, potrebbe ora toccare a una donna ricoprire un ruolo di primo piano nella politica a stelle e strisce, proprio al fianco di colui che di Obama fu vice per otto anni.
In realtà, il binomio non appariva così scontato, anche in virtù dell’alterco di cui proprio Harris e Biden furono protagonisti durante le primarie, con la senatrice critica sulla decisione di opporsi a un servizio di scuolabus per minoranze etniche nei quartieri disagiati. Un servizio che ha più volte ricordato di aver utilizzato lei stessa.
Sfida a Trump
Acqua passata comunque, anche perché sui palchi delle primarie anche i compagni di partito diventano rivali. Kamala ci ha provato a guadagnarsi le simpatie dell’elettorato democratico, riuscendo anche a guadagnare qualche buona percentuale, prima di cedere il passo a candidati più attrezzati a sostenere la lunga corsa alla Casa Bianca. Ora l’opportunità della vicepresidenza. Un incentivo a chi chiedeva un volto nuovo nella sfera della leadership dem e, in qualche modo, un palliativo a chi considera Biden espressione del vecchio establishment. Appuntamento alla formalizzazione della nomination, fissata per la prossima settimana. Poi inizierà la vera battaglia, quella contro Trump.