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Uomo e macchina: anche Tetris nel dibattito sull’intelligenza artificiale

La recente impresa di un tredicenne americano, in grado di portare il videogioco a livelli mai visti, è un indizio sulla natura del confronto tra uomo e tecnologia

Il dibattito sull’intelligenza artificiale tiene banco nella misura in cui l’incidenza delle nuove tecnologie aumenta nella quotidianità giornaliera. Perché, in fondo, qualsiasi rivoluzione tecnologica passa da un legittimo atteggiamento di prudenza. Specie se, come in questo caso, i risvolti, reali e potenziali, possono sfuggire al controllo, generando equivoci di sistema. Del resto, anche gli addetti ai lavori consigliano cautela. Dal World Economic Forum di Davos, ad esempio, il fondatore e ad di Open AI, Sam Altman, ha evidenziato come l’impatto massiccio dell’intelligenza artificiale sul mondo possa, sempre in potenza, avere dei risvolti negativi. “L’idea – ha detto – è di immettere questa tecnologia nel mondo e vedere come va, dare il tempo di sviluppare regole, adattarsi, capirne i rischi”.

Intelligenza artificiale, fascino e prudenza

In sostanza, procedere per gradi. In buona misura, quello che fin qui è a più riprese mancato nel progresso tecnologico dei tempi recenti, soggetto alla frenesia del miglioramento continuo, col rischio concreto di generare flussi di mercato piuttosto che sviluppi funzionali. Altman, per la verità, ha utilizzato termini anche più incisivi: “È bene che le persone abbiano paura, possiamo imparare dalle lezioni del passato, come tecnologia può essere governata si possono fissare soglie di sicurezza”. Sottolineando, quindi, che sarebbe sbagliato agire non avendo coscienza “di quanto c’è in ballo”. Implicitamente, l’ad di Open AI lascia intendere che sarebbe comunque un peccato non provare perlomeno a sondare il terreno, per poi agire secondo norme di sicurezza via via più efficaci.

Il dibattito istituzionale

La sensazione è che il confronto uomo-macchina non sia mai stato così nel vivo. Il governo italiano, ad esempio, da mesi ha messo l’intelligenza artificiale al centro del dibattito pubblico e non solo. Nella giornata di ieri, la premier Giorgia Meloni ha incontrato il fondatore di Microsoft, Bill Gates, figura centrale nel quadro dei processi di sviluppo su I.A. E, al tempo stesso, tra i più prudenti circa le strategie di applicazione. Una fase esplorativa che, rispetto ad altre situazioni, genera dibattito e, soprattutto, un ragionamento più esteso prima dell’impiego della tecnologia su mercati di massa. Chiaro, alcune applicazioni consentono già di accedere a servizi basati sull’intelligenza artificiale ma, vista la rilevanza “istituzionale” del tema, anche le società di punta del settore si muovono secondo prudenza. A cominciare da Open AI e dal suo chatbot, Chat GPT, la cui corsa è stata frenata proprio dai timori di una deriva incontrollata dei “dialoghi” con un’intelligenza non umana.

Il caso Tetris

Significativo, in questo senso, quanto accaduto alcune settimane fa, quando un tredicenne americano è diventato il primo giocatore a mettere alla prova la resistenza di una macchina (quando fin qui era accaduto esattamente il contrario), ingaggiando col videogioco Tetris una battaglia lunga ben 157 livelli. Mai nessuno aveva osato spingersi fin lì tanto che, nella vulgata comune, si riteneva che non si potesse andare oltre il livello 29. Ancora una volta, però, accanto all’indubbia abilità umana, ha agito un miglioramento tecnologico. Nello specifico, quello dei supporti hardware per la consolle, che hanno consentito ai giocatori più giovani di migliorare sensibilmente le proprie performance. Un elemento di rottura, considerando che il videogioco creato da Aleksej Paztinov giusto 40 anni fa, era stato concepito per andare avanti teoricamente all’infinito. Puntando proprio sull’impossibilità, per un essere umano, di sostenere la sempre maggiore velocità di caduta dei mattoncini. Stimolata fino al livello 157, stavolta è stata la macchina ad andare in tilt.

Apparentemente un episodio legato al contesto ludico. In pratica, un indizio sulle sfide dell’oggi. Nelle quali, a essere messo in dubbio, è l’approccio stesso dell’uomo alla macchina. Col rischio di lasciare all’intelligenza artificiale l’esercizio della creatività nella realizzazione di un contenuto, piuttosto che riservarsi di utilizzarla per applicarne le potenzialità a miglioramenti pratici.

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