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Una petizione
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Un popolo senza figli è destinato all’estinzione. E’ una regola naturale, non una previsione catastrofista. Eppure tra l’indifferenza generale ogni anno in Italia si consuma un piccolo passo indietro, si erode una porzione di futuro. C’è chi attribuisce il fenomeno alla difficoltà per le giovani coppie di garantirsi un domani economicamente stabile, chi fa l’analisi sociologica di una società sempre più marcatamente indirizzata verso l’Io, che dunque provoca mono famiglie autosufficienti, concentrate soltanto sull’oggi senza alcuna prospettiva. E così mentre tutti parlano di crescita il nostro Paese lentamente muore.

Non sono solo riflessioni, sono numeri: l’ultimo report dell’Istat ha sentenziato che, per il quinto anno consecutivo, le nascite in Italia sono diminuite attestandosi a 514 mila nel 2013. Ancora una volta il minimo storico. Al medesimo tempo la propensione a procreare scende ulteriormente a 1,39 figli per donna, accentuando il divario con la media europea di 1,58.

E comunque quest’ultima è ancora anni luce lontana dai dati del cosiddetto Terzo Mondo dove i tassi di crescita della popolazione, in precedenza bassi, sono aumentati man mano che la mortalità (soprattutto quella nel primo anno di vita) si è ridotta per l’introduzione delle moderne tecniche della medicina e il miglioramento dell’igiene pubblica.

Discorso a parte per l’India, dove le nascite e le morti ammontavano nel 1941 al 4,5%. 50 anni dopo il tasso di natalità è sceso al 2,9% mentre quello di mortalità è crollato allo 0,9%. Ne consegue perciò una crescita della popolazione del 2% annuo. Ecco perché quel Paese è destinato probabilmente a divenire il più popoloso del mondo.

Tornando al Belpaese, ciò che più preoccupa è l’accelerazione della denatalità: ogni anno la situazione peggiora. Gli studiosi parlano di “trappola”: un circolo vizioso in cui le donne hanno sempre meno bambini. La misura del bonus bebè prevista dal Governo Renzi è insufficiente: 80 euro al mese servono a comperare al massimo qualche confezione di pannolini.

Per questo l’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi ha avviato sulla piattaforma CitizenGo la campagna #renziaggiungiunozer0! (per aderire: http://www.citizengo.org/it/14564-senza-figli-non-ce-crescita-diamo-uno-stipendio-alle-mamme), con la proposta al governo di un assegno mensile di 800 euro per i primi 3 anni di vita del bambino, al fine di dare un sostegno efficace alle famiglie, e di garantire ad ogni mamma il diritto di crescere il proprio bambino.

“È ora di smetterla con l’elemosina alla famiglia – afferma un comunicato dell’Associazione -. Solo riconoscendo alle coppie, e alla mamma in particolare, il valore anche economico del mettere al mondo e accudire i figli nella fase più delicata della loro vita, si potrà ridare fiducia alle famiglie e far ripartire le nascite. Uno stipendio in più in famiglia, gestito dalle mamme, sarà utilizzato per le cose necessarie e farà ripartire anche un’economia sana perché legata ai bisogni essenziali della famiglia”.

Ma visto che di numeri si sta parlando, anche la proposta basa su cifre di fattibilità: l’assegno andrebbe erogato alle mamme che hanno un reddito familiare sotto una certa soglia Isee e residenti in Italia da almeno 3 anni. Il costo, stimato intorno ai 14 miliardi di euro all’anno. Dove trovare le risorse? 3 miliardi: da erogazioni attuali dell’Inps a favore della maternità. I trattamenti economici a favore della maternità ammontano nel 2013 a circa 3 miliardi. Questo importo potrebbe andare a finanziare lo stipendio alle mamme, in modo da evitare sovrapposizioni tra i due contributi.

Altri 5 miliardi: dalla rimodulazione degli 80 euro. In un’ottica di sostegno alla natalità si potrebbero escludere dal bonus i single e le coppie senza figli a carico, che attualmente sono circa la metà dei beneficiari. In questo modo si recupererebbero circa 5 miliardi di Euro. Un altro miliardo: taglio dei costi della politica. Secondo un rapporto Uil del dicembre 2013 i costi della politica in Italia ammontano a 23,2 miliardi, pari all’1,5% del Prodotto interno lordo. Una spesa superiore alle politiche a sostegno della famiglia, pari all’1,2% del Pil.

Basterebbe anche solo un taglio agli stipendi dei parlamentari e dei consiglieri regionali per recuperare agevolmente almeno 1 miliardo. Gli ultimi 5 miliardi: tassazione delle transazioni finanziarie. Oggi viene tassato il guadagno dato dal possesso del bene, e non le transazioni in sé. Si stima che introducendo questo nuovo meccanismo con un’aliquota dello 0,05% si potrebbero recuperare almeno 5 miliardi di euro. “Senza figli non c’è crescita – è il grido d’allarme della papa Giovanni XXIII -. Diamo uno stipendio ad ogni mamma!”

 

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