“Tacciano le armi! Se ne limiti la diffusione, qui e ovunque! Cessino gli interessi di parte, quegli interessi esterni che si disinteressano della popolazione locale. Si dia voce ai costruttori, agli artigiani della pace! Ai piccoli, ai poveri, alla gente semplice, che vuole vivere, lavorare, pregare in pace. Basta violenze, estremismi, fazioni, intolleranze!”. Questo il forte appello lanciato dal Papa nel suo primo discorso in Iraq, al Governo, al corpo diplomatico e alle autorità civili.
L’unità fraterna al centro del primo discorso in Iraq del Pontefice
“Una società che porta l’impronta dell’unità fraterna è una società i cui membri vivono tra loro in solidarietà”. Lo ha spiegato il Papa, che nel suo primo discorso a Baghdad ha definito la solidarietà “una virtù che ci porta a compiere gesti concreti di cura e di servizio, con particolare riguardo per i più vulnerabili e bisognosi”. “Penso a coloro che, a causa della violenza, della persecuzione e del terrorismo hanno perduto familiari e persone care, casa e beni primari”, l’esempio scelto da Francesco: “Ma penso a tutta la gente che lotta ogni giorno in cerca di sicurezza e di mezzi per andare avanti, mentre aumentano disoccupazione e povertà”. “Il saperci responsabili della fragilità degli altri dovrebbe ispirare ogni sforzo per creare concrete opportunità sia sul piano economico sia nell’ambito dell’educazione, come pure per la cura del creato, nostra casa comune”. L’esempio sulla scorta della Fratelli tutti: “Dopo una crisi, non basta ricostruire, bisogna farlo bene: in modo che tutti possano avere una vita dignitosa. Da una crisi non si esce uguali a prima: si esce o migliori o peggiori. In quanto responsabili politici e diplomatici, siete chiamati a promuovere questo spirito di solidarietà fraterna”.