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Ue, rebus nomine. Tusk: “Nessuna decisione senza Meloni”

La partita delle nomine infiamma il Consiglio europeo. Il premier polacco sostiene l'Italia, mentre Rutte apre: "Meloni non è esclusa"

Il premier polacco, Donald Tusk, sottolinea la centralità dell’Italia nel quadro europeo. E lo fa in concomitanza al vertice che dovrebbe decretare i nomi dei “top jobs” dell’Unione europea. Un voto fortemente contestato dalla presidente del Consiglio, che ha rivendicato un ruolo di primo piano per il nostro Paese. Tusk, da parte sua, ridimensiona le tensioni, mentre il premier olandese, Mark Rutte, apre le porte: “Meloni non è esclusa”.

Nomine Ue, Tusk chiama Meloni

“Nessuna decisione sui top jobs senza Meloni”, dice il premier polacco Donald Tusk, del Ppe e tra i mediatori dell’accordo al suo arrivo al consiglio europeo, ridimensionando la tensione degli ultimi giorni con la premier italiana a “un’incomprensione”. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz sottolinea tuttavia che nell’Ue, dove l’intesa non è sostenuta solo da Roma, Budapest e Bratislava, ‘tutti i 27 Paesi membri sono importanti’. Taglia corto il primo ministro ungherese Viktor Orban: ‘Accordo vergognoso’. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, anche lui del Ppe, afferma che nessuna decisione è stata ancora presa sulla posizione dell’Italia e invita ad un accordo con i Conservatori di Meloni e non con i Verdi.

Il vertice sulle nomine

Riflettori puntati sul vertice Ue che si è aperto Bruxelles per decidere sulle nomine delle più alte cariche europee per i prossimi cinque anni. Sul tavolo dei leader la proposta messa a punto dai negoziatori di popolari, socialisti e liberali per affidare a Ursula von der Leyen – in quota Ppe – un secondo mandato alla guida della Commissione europea. La designazione di von der Leyen fa parte di un pacchetto che prevede anche la scelta del socialista ed ex premier portoghese Antonio Costa per la presidenza del Consiglio Europeo e della premier liberale estone Kaja Kallas per la carica di alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza. C’è grande attesa per la posizione che davanti a questo pacchetto assumerà la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che ieri, durante i suoi interventi in Parlamento, ha criticato apertamente il metodo con cui si è arrivati alla designazione dei tre candidati.

Francia e Italia

“La Francia e l’Italia si contendono un posto di primo piano nell’economia della prossima Commissione europea, una lotta acuita dall’astio personale tra i leader dei due Paesi”. Lo riporta il Financial Times. “Il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro italiano Giorgia Meloni sono ai ferri corti perché entrambi sono in lizza per lo stesso premio: un potente vicepresidente della Commissione responsabile della politica commerciale, della concorrenza e della politica industriale”, scrive il quotidiano.

Le aree di interesse

“I funzionari italiani hanno elencato come aree di interesse il commercio e la concorrenza – aree in cui Bruxelles ha l’unica competenza – così come il bilancio comune del blocco e l’industria. Si tratta in linea di massima delle stesse aree ambite dalla Francia. Secondo un diplomatico informato sui negoziati, la Francia è interessata a un ruolo di alto livello nella Commissione, con il potere di controllare le leve politiche e finanziarie per realizzare la politica industriale. La difesa, una priorità emergente per l’Ue per la quale la von der Leyen si è impegnata a creare un posto dedicato, potrebbe far parte della strategia industriale controllata da tale posto”, si legge ancora.

Rutte: “Meloni non è esclusa”

Giorgia Meloni “non è esclusa” dalle nomine Ue e “dobbiamo garantire che l’Italia si senta ben rappresentata nella nuova Commissione europea e non solo”. Lo ha detto il premier olandese Mark Rutte a margine del Consiglio europeo. “Una volta ogni cinque anni” i leader dei Ventisette “rappresentano principalmente partiti politici, mentre durante i cinque anni rappresentiamo i nostri Paesi”, ha spiegato Rutte, sottolineando che “l’Ecr non è stato coinvolto in questa trattativa perché molti nella coalizione” di “maggioranza” tra “popolari, liberali e socialisti pensano che i Conservatori non possano farne parte”.

Fonte: Ansa

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