Udienza, Papa: “Un cristiano triste è un triste cristiano”

Il Papa, nell’udienza generale di oggi, nei saluti in lingua portoghese, ha rivolto un appello particolare ai fedeli del Brasile: “Vi incoraggio affinché, bandendo ogni parvenza di indifferentismo, confusione e odiosa rivalità, collaboriate con tutti i cristiani per amore di Cristo”.

Papa Francesco: “Un cristiano triste è un triste cristiano”

“Un cristiano triste è un triste cristiano”. Lo ha detto, a braccio, il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi in Aula Paolo VI, dedicata ancora una volta alo zelo apostolico e al centro della quale c’è stata la figura di Gesù “maestro” dell’annuncio. “Non si può parlare di Gesù senza gioia, perché la fede è una stupenda storia d’amore da condividere”, ha esordito Francesco: “Testimoniare Gesù, fare qualcosa per gli altri nel suo nome, è dire tra le righe della vita di aver ricevuto un dono così bello che nessuna parola basta a esprimerlo”. “Invece, quando manca la gioia, il Vangelo non passa, perché esso – lo dice la parola stessa – è buon annuncio, annuncio di gioia”, il monito del Papa: “Un cristiano triste può parlare di cose bellissime ma è tutto vano se l’annuncio che trasmette non è lieto. Diceva un pensatore: un cristiano triste è un triste cristiano”.

Papa, udienza: “Chi annuncia Dio non può fare proselitismo”

“Chi annuncia Dio non può fare proselitismo, non può far pressione sugli altri, ma alleggerirli: non imporre pesi, ma sollevare da essi; portare pace, non sensi di colpa”. Lo ha detto il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata in Aula Paolo VI e dedicata allo zelo apostolico. “Certo, seguire Gesù comporta un’ascesi, comporta dei sacrifici”, ha ammesso Francesco: “d’altronde, se ogni cosa bella ne richiede, quanto più la realtà decisiva della vita! Però chi testimonia Cristo mostra la bellezza della meta, più che la fatica del cammino”. “Ci sarà capitato di raccontare a qualcuno un bel viaggio che abbiamo fatto”, l’esempio scelto dal Papa: “avremo parlato della bellezza dei luoghi, di quanto visto e vissuto, non del tempo per arrivarci e delle code in aeroporto! Così ogni annuncio degno del Redentore deve comunicare liberazione. Quella di Gesù”.

“La vita dipende dall’amore, dall’amore del Padre, che si prende cura di noi, suoi figli amati”. A ricordarlo è stato il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata in Aula Paolo VI e dedicata allo zelo apostolico. “Che bello condividere con gli altri questa luce!”, ha esclamato Francesco, che poi ha chiesto a braccio ai presenti: “Avete pensato voi che la vita di ognuno di noi, la tua vita, la nostra vita, è un gesto di amore, è un invito all’amore? Questo è meraviglioso. Tante volte dimentichiamo questo davanti alle difficoltà, alle brutte notizie, anche davanti alla mondanità, al modo di vivere mondano”. “Gesù dice di essere venuto a portare ai ciechi la vista”, ha sottolineato il Papa: “ Colpisce che in tutta la Bibbia, prima di Cristo, non compaia mai la guarigione di un cieco. Era infatti un segno promesso che sarebbe giunto con il Messia. Ma qui non si tratta solo della vista fisica, bensì di una luce che fa vedere la vita in modo nuovo”. “C’è un venire alla luce, una rinascita che avviene solo con Gesù”, la tesi di Francesco: “Se ci pensiamo, così è iniziata per noi la vita cristiana: con il battesimo, che anticamente era chiamato proprio illuminazione. E quale luce ci dona Gesù? Ci porta la luce della figliolanza: lui è il Figlio amato del Padre, vivente per sempre; con lui anche noi siamo figli di Dio amati per sempre, nonostante i nostri sbagli e difetti. Allora la vita non è più un cieco avanzare verso il nulla, non è questione di sorte o fortuna, non è qualcosa che dipende dal caso o dagli astri, e nemmeno dalla salute e dalle finanze”.

Papa: “Gesù ci libera dai sensi di colpa, Dio perdona tutto”

“Gesù dice di essere venuto a rimettere in libertà gli oppressi”. Lo ha ricordato il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata in Aula Paolo VI e dedicata allo zelo apostolico. “Oppresso è chi nella vita si sente schiacciato da qualcosa che succede: malattie, fatiche, pesi sul cuore, sensi di colpa, sbagli, vizi, peccati”, ha spiegato Francesco, che ha proseguito a braccio: “Pensiamo ad esempio ai sensi di colpa: quanti di noi hanno sofferto questo! A opprimerci, soprattutto, è proprio quel male che nessuna medicina o rimedio umano possono risanare: il peccato. Se uno ha un senso di colpa, si sente male”. “La buona notizia è che con Gesù questo male antico, che sembra invincibile, non ha più l’ultima parola”, ha garantito il Papa: “Io posso peccare perché sono debole, ma questa non è l’ultima parola: l’ultima parola è la mano di Gesù che rialza dal peccato, sempre. Ogni volta che tu stai male, il Signore ha sempre la mano tesa: soltanto ci vuole aggrapparsi, lasciarsi portare. Dal peccato Gesù ci guarisce sempre e gratuitamente”. “Accompagnare qualcuno all’incontro con Gesù è portare dal medico del cuore, che risolleva la vita”, ha spiegato Francesco: “È dire: ‘Fratello, sorella, io non ho risposte a tanti tuoi problemi, ma Gesù ti conosce e ti ama, ti può guarire e rasserenare il cuore’. Andare e lasciare con Gesù”. “Chi porta dei pesi ha bisogno di una carezza sul passato”, l’analisi del Papa: “Tante volte sentiamo dire: ‘avrei bisogno di guarire il mio passato, ho bisogno di una carezza su quel peccato che mi pesa tanto, ho bisogno di perdono’. E chi crede in Gesù ha proprio questo da donare agli altri: la forza del perdono di Dio, che libera l’anima da ogni debito”. “No dimenticate”, l’invito sempre a braccio: “Dio dimentica tutto, tutti i nostri peccati, di questo non ha memoria. Dio perdona tutto perché dimentica i nostri peccati: soltanto ci vuole che ci avviciniamo al Signore, e lui perdona tutto. Gesù ci aspetta per perdonarci, per risanarci, sempre. ‘Io faccio le stesse cose sempre’. e lui farà le stesse cose , sempre: perdonarci, abbracciarci. E’ questo che fa Gesù, liberarci da ogni debito”.

Papa: “Dio è un maestro delle sorprese, Cristo è il Giubileo di ogni giorno”.

“Dio è un maestro delle sorprese, sempre ci sorprende, sempre ci aspetta”. Lo ha detto il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata in Aula Paolo VI e dedicata allo zelo apostolico. “Il Vangelo si accompagna ad un senso di meraviglia e di novità che ha un nome: Gesù”, ha proseguito Francesco: “Lui ci aiuti ad annunciarlo come desidera, comunicando gioia, liberazione, luce, guarigione e stupore. Così si comunica Gesù”. Nella Bibbia, ha ricordato il Papa si parla di un anno in cui si era liberati dal peso dei debiti: il Giubileo, l’anno di grazia: “Non era un giubileo programmato, come quello che stiamo facendo adesso, che è tutto programmato – ha sottolineato Francesco – ma con Cristo la grazia che fa nuova la vita arriva e stupisce sempre”. “Cristo è il Giubileo di ogni giorno, di ogni ora, che ti avvicina per accarezzarti, per perdonarti”, ha assicurato il Papa a braccio: “E l’annuncio di Gesù deve portare sempre lo stupore della grazia. ‘Sono stato perdonato’. È così grande il nostro Dio, perché non siamo noi a fare grandi cose, ma è la grazia del Signore che, anche attraverso di noi, compie cose imprevedibili. E queste sono le sorprese di Dio”. “Questo lieto annuncio, dice il Vangelo, è rivolto ai poveri”, ha concluso Francesco: “Spesso ci dimentichiamo di loro, eppure sono i destinatari esplicitamente menzionati da Gesù, perché sono i prediletti di Dio. Ricordiamoci di loro e ricordiamoci che, per accogliere il Signore, ciascuno di noi deve farsi povero dentro, non autosufficiente: ‘Signore, ho bisogno di perdono, di aiuto, di forza’, questa povertà che tutti no abbiamo. Farsi povero da dentro. Deve vincere, cioè, ogni pretesa di autosufficienza per comprendersi bisognoso di grazia, sempre bisognoso di lui. Se qualcuno mi dice padre qual è la via più breve per incontrare Gesù: ‘Fatti bisognoso di grazia, di perdono, di gioia, e lui si avvicinerà a te’”.

Papa a Consiglio panucraino: “Dio abbia pietà di questo popolo così coraggioso”

“Dio abbia pietà di questo popolo così coraggioso”. È l’invocazione, sotto forma di preghiera, del Papa, che prima dell’udienza generale di oggi ha ricevuto il Consiglio panucraino, a cui ha consegnato il testo preparato per l’occasione rivolgendosi poi a braccio ai presenti. “Volevo salutarvi prima di andarmene”, ha detto Francesco: “preghiamo in silenzio, ognuno nella sua lingua, in silenzio ma insieme per l’amata Ucraina”. “Ho una simpatia per questo popolo da quando ero bambino”, ha rivelato Francesco: “Preghiamo per questa mamma Ucraina, un esempio davanti a tanta superficialità che oggi si vede in tanta cultura”. “Non abbiate dubbi, io prego per voi: vi porto nel cuore”, ha concluso il Papa.

Fonte: AgenSIR

redazione: