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Udienza Generale, Papa: “Farsi carico ognuno delle fragilità dell’altro”

Papa: "Camminare secondo lo Spirito” non è solo un’azione individuale, riguarda anche la comunità nel suo insieme"

Questa mattina dall’aula Paolo VI Papa Francesco ha celebrato l’Udienza Generale nella quale ha continuato il ciclo di catechesi sulla Lettera ai Galati dell’Apostolo Paolo, incentra la sua meditazione sul tema: “Camminare secondo lo Spirito”.

La catechesi integrale del Santo Padre

Cari fratelli e sorelle, buongiorno! – esordisce Papa Francesco ai fedeli presenti nell’aula Paolo VI -.

Nel brano della Lettera ai Galati, San Paolo esorta i cristiani a camminare secondo lo Spirito Santo. In effetti, credere in Gesù significa seguirlo, andare dietro a Lui sulla sua strada, come hanno fatto i primi discepoli. E significa nello stesso tempo evitare la strada opposta, quella dell’egoismo, del cercare il proprio interesse, che l’Apostolo chiama «desiderio della carne». Lo Spirito è la guida di questo cammino sulla via di Cristo, un cammino stupendo ma anche faticoso, che comincia nel Battesimo e dura per tutta la vita.  Pensiamo a una lunga escursione in alta montagna: è affascinante, la meta ci attrae, ma richiede tanta fatica e tenacia. Questa immagine può esserci utile per entrare nel merito delle parole dell’Apostolo: “camminare secondo lo Spirito”, “lasciarsi guidare” da Lui.

Sono espressioni che indicano un’azione, un movimento, un dinamismo che impedisce di fermarsi alle prime difficoltà, ma provoca a confidare nella «forza che viene dall’alto». Percorrendo questo cammino, il cristiano acquista una visione positiva della vita. Ciò non significa che il male presente nel mondo sia come sparito, o che vengano meno gli impulsi negativi dell’egoismo e dell’orgoglio; vuol dire piuttosto credere che Dio è sempre più forte delle nostre resistenze e più grande dei nostri peccati. Mentre esorta i Galati a percorrere questa strada, l’Apostolo si mette sul loro piano.  Abbandona il verbo all’imperativo – «camminate» – e usa il “noi” all’indicativo: «camminiamo secondo lo Spirito». Come dire: poniamoci lungo la stessa linea e lasciamoci guidare dallo Spirito Santo. Questa esortazione San Paolo la sente necessaria anche per sé. Pur sapendo che Cristo vive in lui, è anche convinto di non aver ancora raggiunto la meta, la cima della montagna. L’Apostolo non si mette al di sopra della sua comunità, ma si colloca in mezzo al cammino di tutti, per dare l’esempio concreto di quanto sia necessario obbedire a Dio, corrispondendo sempre più e sempre meglio alla guida dello Spirito. Questo “camminare secondo lo Spirito” non è solo un’azione individuale: riguarda anche la comunità nel suo insieme. In effetti, costruire la comunità seguendo la via indicata dall’Apostolo è entusiasmante, ma impegnativo.

I “desideri della carne”, cioè le invidie, i pregiudizi, le ipocrisie, i rancori continuano a farsi sentire, e il ricorso a una rigidità precettistica può essere una facile tentazione, ma così facendo si uscirebbe dal sentiero della libertà e, invece di salire alla vetta, si tornerebbe verso il basso. Percorrere la via dello Spirito richiede in primo luogo di dare spazio alla grazia e alla carità. Paolo, dopo aver fatto sentire in modo severo la sua voce, invita i Galati a farsi carico ognuno delle difficoltà dell’altro e, se qualcuno dovesse sbagliare, a usare mitezza. Ascoltiamo le sue parole: «Fratelli, se uno viene sorpreso in qualche colpa, voi, che avete lo Spirito, correggetelo con spirito di dolcezza. E tu vigila su te stesso, per non essere tentato anche tu. Portate i pesi gli uni degli altri». In effetti, quando siamo tentati di giudicare male gli altri, come spesso avviene, dobbiamo anzitutto riflettere sulla nostra propria fragilità. È bene domandarci che cosa ci spinge a correggere un fratello o una sorella, e se non siamo in qualche modo corresponsabili del suo sbaglio. Lo Spirito Santo, oltre a farci dono della mitezza, ci invita alla solidarietà, a portare i pesi degli altri. Quanti pesi sono presenti nella vita di una persona: la malattia, la mancanza di lavoro, la solitudine, il dolore…! E quante altre prove che richiedono la vicinanza e l’amore dei fratelli! Ci possono aiutare anche le parole di Sant’Agostino quando commenta questo stesso brano: «Perciò, fratelli, qualora uno venga sorpreso in qualche colpa, […] correggetelo in questa maniera, con mitezza. E se tu alzi la voce, ama interiormente. Sia che incoraggi, che ti mostri paterno, che rimproveri, che sia severo, ama». La regola suprema della correzione fraterna è l’amore: volere il bene dei nostri fratelli e delle nostre sorelle. Camminiamo con gioia e con pazienza su questa strada, lasciandoci guidare dallo Spirito Santo”.

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