E’ di sette morti e 31 feriti il bilancio di un attacco russo in una città del distretto di Zaporizhzhia, Vilniansk, in totale undici contando anche quelli nel Donetsk. Il presidente ucraino Zelensky comunicato che sono stati riportati nel Paese oltre tremila prigionieri e ringrazia le mediazioni di Emirati Arabi Uniti e Vaticano. Dopo la notizia della liberazione dei due padri redentoristi liberati dopo essere stati arrestati nel 2022 dai russi nei territori ucraini occupati, il ringraziamento speciale del capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, l’arcivescovo maggiore di Kiev Sviatoslav Shevchuk, rivolto a papa Francesco, ai cardinali Parolin e Zuppi e al corpo diplomatico della Santa Sede.
Le vittime
Le autorità ucraine hanno reso noto che gli attacchi russi odierni contro una città nella regione di Zaporizhzhia e in alcuni villaggi nel Donetsk hanno provocato finora la morte di undici persone. Il bilancio più alto a Vilniansk, nella regione di Zaporizhzhia, dove hanno perso la vita sette persone, “due dei quali erano bambini”, ha dichiarato Ivan Fedorov, il governatore regionale. La Russia sostiene di aver annesso questa regione ma, pur occupandone vaste aree, non la controlla completamente. E’ salito a 31 il numero dei feriti a seguito dell’attacco russo a Vilniansk, nella regione di Zaporizhzhia. Lo ha riferito Servizio statale per le situazioni di emergenza ucraino su Telegram, confermando il bilancio di 7 morti. “Le operazioni di ricerca e soccorso sono state completate. Sette persone sono morte, tra cui 2 bambini, e 31 persone, tra cui 8 bambini, sono rimaste ferite”, hanno riferito le autorità. “Sette persone, tra cui 2 bambini, sono state uccise da un attacco missilistico russo nella regione di Zaporizhzhia. Al momento si ha notizia di 11 feriti, 3 sono bambini. Purtroppo il numero delle vittime potrebbe aumentare”. Lo scrive su X Volodymyr Zelensky secondo cui “ci sono modi per superare” i raid russi: “distruggendo i terroristi dove si trovano, eliminando i lanciamissili russi, colpendoli con armi a lungo raggio e aumentando il numero di moderni sistemi di difesa aerea“. “Ringrazio i nostri partner” ma “le decisioni di cui abbiamo bisogno devono essere accelerate. Qualsiasi ritardo significa perdere più vite umane”
Prigionieri liberati
“Dall’inizio della guerra su vasta scala, abbiamo riportato in Ucraina 3.310 persone dalla prigionia russa. Dobbiamo trovare e restituire” alle famiglie “ognuno dei nostri: adulti e bambini, militari e civili”. Lo ha scritto su X il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ringraziando tra gli altri “gli Emirati Arabi Uniti e la Santa Sede per la loro mediazione nelle liberazioni di questa settimana”.
I due sacerdoti
Dopo il presidente Zelensky, anche l’arcivescovo maggiore di Kiev, , capo della Chiesa greco-cattolica ucraina (Ugcc), ringrazia la Santa Sede per il contributo dato alla liberazione ieri da parte dei russi dei due padri redentoristi Ivan Levytsky e Bohdan Geleta, arrestati nel 2022 nei territori ucraini occupati. “Sua Beatitudine Sviatoslav ha espresso la sua profonda gratitudine alla Sede Apostolica per il salvataggio dei sacerdoti dell’Ugcc – si legge in una nota pubblicata sul sito della Chiesa greco-cattolica ucraina -. Un ringraziamento speciale ha rivolto a papa Francesco, al cardinale Pietro Parolin e a tutto il corpo diplomatico vaticano”. “Un ringraziamento speciale per la mediazione è stato espresso al cardinale Matteo Zuppi e all’arcivescovo Visvaldas Kulbokas, nunzio apostolico in Ucraina. Ognuno di loro ha contribuito in modo inestimabile a rendere questo evento una realtà”, aggiunge il comunicato. “Il 28 giugno 2024, due sacerdoti della Chiesa greco-cattolica ucraina, ieromonaci della Congregazione del Santissimo Redentore, p. Ivan Levytsky e p. Bohdan Geleta, sono stati rilasciati dalla detenzione russa – riferisce la Chiesa greco-cattolica ucraina -. Erano stati arrestati nella Berdiansk occupata il 16 novembre 2022. Per un lungo periodo non sono state disponibili informazioni su di loro”. “Riceviamo segnali estremamente allarmanti che indicano che vengono torturati regolarmente. Da più di un anno e mezzo chiediamo la loro liberazione, rivolgendoci a diverse istituzioni internazionali. Sappiamo che sono vivi, lode a Dio. Stiamo anche collaborando con le nostre autorità, cercando opportunità per rilasciarli”, ha detto l’arcivescovo Sviatoslav Shevchuk in una recente intervista a Ukrinform. “A nome di Sua Beatitudine Sviatoslav, Mons. Andriy Khimyak, vescovo ausiliare dell’Arcieparchia di Kiev, e il Rev. Oleksa Petriv, capo del Dipartimento per le relazioni esterne dell’Ugcc in Ucraina, hanno accolto i confessori della fede al loro rilascio dal carcere. Hanno trasmesso ai padri Ivan e Bohdan le parole di grande gioia del Capo della Chiesa e di tutti i fedeli che hanno pregato costantemente affinché questo giorno arrivasse”. Nella nota dell’Ugcc si ricorda che “dopo l’invasione su vasta scala nel febbraio 2022, i sacerdoti Ivan Levytskyi e Bohdan Geleta hanno deciso di rimanere con la loro gente nei territori temporaneamente occupati. Servivano sia la comunità greco-cattolica che quella cattolica romana, essendo un faro di speranza per le persone sotto occupazione. Sono stati arrestati, seguiti da alcuni oggetti militari piantati nella chiesa e accusati di possesso illegale di armi. È stato riferito che venivano torturati senza pietà per estorcere la confessione di un crimine che non avevano commesso”. Per qualche tempo “non si ebbero informazioni sui prigionieri. Solo nel mese di maggio Sua Beatitudine Sviatoslav ha ricevuto la notizia che i padri Ivan e Bohdan erano vivi e che c’era speranza per la loro liberazione. Il 28 giugno ne è stato il giorno”, conclude.
Fonte Ansa