La riconquista della città di Lyman è stata ultimata. Lo ha annunciato il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky. Un passo estremamente importante nella controffensiva messa in atto dall’esercito ucraino, con le forze russe date in rotta lungo quasi tutto il fronte. Nella giornata di ieri, oltre 5 mila soldati di Mosca avevano informato dell’accerchiamento ormai inevitabile nella città occupata di Lyman, con lo Stato maggiore a ordinare la ritirata per evitare perdite ulteriori. La perdita della città, situata nell’oblast di Donetsk, toglie un riferimento importante alle forze occupanti, tagliando le linee di rifornimento ai russi tra il fronte Est e quello Sud. Un nuovo passo che costringe l’esercito della Federazione a un ulteriore arretramento.
Lyman, città strategica
Sulla ripresa di Lyman è intervenuto anche il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin, il quale si è detto “molto incoraggiato” dalla buona riuscita dell’operazione. La quale ha riportato sotto l’egida ucraina un crocevia strategico. “Senza quelle vie di collegamento – ha detto Lloyd in un’intervista a Reuters – per i russi sarà più difficile”. Tuttavia, il capo del Pentagono non si è espresso circa la possibilità di un’ulteriore escalation né sull’eventuale rischio di uso di armi nucleari.
È quindi ancora Zelensky a lanciare un monito ai russi: “Finché non risolvete tutti il problema con colui che ha iniziato tutto, che ha iniziato questa guerra insensata per la Russia contro l’Ucraina, sarete uccisi uno per uno. Facendo da capri espiatori, per non ammettere che questa guerra è un errore storico per la Russia”. In Donbass, ha spiegato il presidente ucraino, “hanno già iniziato a addentarsi: cercano i colpevoli, accusando alcuni generali di fallimenti. Questa è la prima campana che dovrebbe essere ascoltata a tutti i livelli del governo russo”.
I numeri di Kiev
Nel frattempo, da Kiev arrivano nuovi bilanci sull’andamento della guerra. Secondo le stime delle autorità ucraine, i militari russi uccisi dall’inizio della guerra sarebbero circa 60 mila. Una cifra enorme che, se confermata, supererebbe di gran lunga le 15 mila vittime sovietiche della guerra in Afghanistan, durata però 10 anni, fra il 1979 e il 1989. Inoltre, sempre secondo Kiev, almeno 2.377 carri armati russi sarebbero stati distrutti, assieme a 4.975 blindati e 337 pezzi d’artiglieria.