Mezzo milione di persone in strada a Berlino. E altre centinaia di migliaia sono scese in strada in decine di città del mondo, in protesta contro l’invasione russa dell’Ucraina. A Roma i manifestanti si radunano in Campidoglio, alla presenza del sindaco Roberto Gualtieri, mentre a San Pietroburgo tornano in strada i dimostranti che chiedono la cessazione delle ostilità, dispersi nuovamente dalle Forze dell’ordine russe. E’ dalla capitale tedesca, però, che arriva il grido per la pace, da un corteo gonfiatosi sempre di più nel corso della giornata. Dalla Porta di Brandeburgo, i manifestanti hanno sfilato nel cuore di Berlino, toccando la stazione della S-Bahn di Tiergarten, al grido di “Stop war, stop Putin”. Un percorso allungato di diversi chilometri rispetto a quello originario, proprio per la massiccia partecipazione dei cittadini tedeschi. Dai 20 mila dimostranti attesi, si è raggiunta in breve tempo quota 500 mila. Un numero impressionante di manifestanti contro un conflitto sul quale, ora, si staglia l’ombra del nucleare.
Negoziati al confine fra Ucraina e Bielorussia
Domani sarà il giorno dei colloqui. Non a Minsk ma in una zona neutra al confine fra l’Ucraina e la Bielorussia, nei pressi del fiume Pripyat. A confermarlo, in un messaggio su Telegram, è stato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky: “Abbiamo convenuto che la delegazione ucraina si sarebbe incontrata con la delegazione russa senza precondizioni al confine ucraino-bielorusso”. Lo stesso Zelensky si è intrattenuto telefonicamente con l’omologo bielorusso, Aleksandr Lukashenko, il quale “si è assunto la responsabilità di garantire che tutti gli aerei, elicotteri e missili di stanza sul territorio bielorusso rimangano a terra durante il viaggio, i colloqui e il ritorno della delegazione ucraina”. Un negoziato nel quale il presidente ucraino sembra riporre poca fiducia: “Lo dirò con franchezza: non credo molto all’esito di questo incontro, ma proviamoci”.
Putin allerta il nucleare
Anche perché, nel frattempo, pur se svanito l’ultimatum lanciato a Kiev, Mosca continua a mantenere toni alti. Nel pomeriggio, Putin ha ordinato l’allerta del sistema difensivo nucleare russo. Si era parlato di una forza deterrente che, a quanto pare, conterrebbe però una componente atomica. Poco dopo, il presidente russo aveva usato parole dure contro i Paesi occidentali: “Non solo stanno prendendo azioni economiche non amichevoli contro il nostro Paese, ma i leader dei principali Paesi della Nato stanno facendo dichiarazioni aggressive sul nostro Paese”. La replica non si è fatta attendere: “Questa guerra – ha detto il segretario generale Nato Jens Stoltenberg – è responsabilità di Vladimir Putin”. Lo stesso ha definito una “retorica aggressiva” quella del presidente russo. Intanto i combattimenti proseguono e anche l’armamento dell’Ucraina: la stessa Nato sarebbe in procinto di inviare a Kiev una derrata di missili.