La diplomazia non fa passi avanti. Anzi, i toni fra Occidente e Russia sono tornati ad alzarsi nelle ultime ore. E l’Ucraina continua a restare sotto il tiro degli aerei russi. Nelle ultime 24 ore, almeno una trentina di bombardamenti hanno colpito la capitale Kiev, mentre altri hanno interessato Kharkiv, Leopoli e altre città del Paese. In un nuovo video, il presidente Volodymyr Zelensky è tornato ad appellarsi all’Occidente, richiedendo nuove armi: “Impossibile salvare Mariupol senza altri tank e aerei, i missili russi non si abbattono con fucili e mitra”. L’amministrazione ucraina, inoltre, ha denunciato l’utilizzo di bombe a grappolo (ossia ordigni con sistemi di dispersione a distanza) sulla regione di Donetsk. Armi vietate dalle convenzioni internazionali.
Non si placa, nel frattempo, il clamore provocato dalle parole del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che nella giornata di ieri, a Varsavia, si è espresso duramente nei confronti dell’omologo russo Vladimir Putin. Il riferimento è stato piuttosto esplicito, sia nel definirlo “un macellaio” che affermando l’impossibilità di una sua permanenza al potere. Una frase pronunciata a braccio e in parte ritrattata ma che, inevitabilmente, ha scatenato una serie di reazioni a catena in ambito internazionale. Peraltro, durante il discorso del presidente, un altro bombardamento avveniva sulla città di Leopoli, nei pressi del confine polacco (e quindi a ridosso dei territori Nato). La replica del Cremlino alle parole del presidente americano è stata breve ma dura: “Non è qualcosa che decide Biden. È solo una scelta dei cittadini della Federazione Russa”. Il riferimento era chiaramente al Governo della Russia.
Nelle ore successive, il segretario di Stato, Anthony Blinken, ha aggiustato il tiro, precisando che gli Stati Uniti non hanno in serbo nessuna strategia per un cambio di regime in Russia: “Penso che il presidente, la Casa Bianca, ieri sera abbiano sottolineato che, semplicemente, al presidente Putin non può essere assegnato il potere di fare una guerra o impegnarsi in un’aggressione contro l’Ucraina o chiunque altro”. La stabilità dell’Ucraina, intanto, rischia un’ulteriore compromissione. La regione autoproclamata del Lugansk, infatti, ha fatto sapere di voler indire un referendum per l’annessione alla Russia. Il leader Leonid Pasechnik non ha fornito date ma ha parlato di “un prossimo futuro”.
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