Tutela della vita e fine dei conflitti: l’udienza di Papa Francesco

papa Francesco

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Si è svolta a Piazza San Pietro, l’udienza generale. Papa Francesco, a causa del perdurare del suo malessere, ha fatto leggere la catechesi “I vizi e le virtù”. Il testo è stato letto dal suo collaboratore, padre pierluigi Giroli. Alla fine dell’udienza, l’appello affinché la vita sia tutelata dal concepimento fino al suo termine naturale.

I vizi e le virtù

“Adesso la catechesi di oggi, sempre sulla linea de ‘I vizi e le virtù’: ho chiesto al monsignore di leggerla, perché io ancora non posso”. Lo ha detto papa Francesco all’inizio dell’udienza generale, ancora impossibilitato a leggere la catechesi a causa del suo perdurante malessere alle vie respiratorie. Il Pontefice ha fatto leggere il testo a al suo collaboratore padre Pierluigi Giroli.

“A San Giuseppe raccomandiamo anche le popolazioni della martoriata Ucraina e della Terra Santa, la Palestina, Israele, che tanto soffrono l’orrore della guerra. E non dimentichiamo mai: la guerra sempre è una sconfitta, non si può andare avanti in guerra, dobbiamo fare tutti gli sforzi per trattare, per negoziare, per finire la guerra. Preghiamo per questo”. Lo ha detto papa Francesco in un appello al termine dell’udienza generale.

La virtù della prudenza

“La catechesi di oggi la dedichiamo alla virtù della prudenza. Essa, insieme a giustizia, fortezza e temperanza forma le virtù cosiddette cardinali, che non sono prerogativa esclusiva dei cristiani, ma appartengono al patrimonio della sapienza antica, in particolare dei filosofi greci. Perciò uno dei temi più interessanti nell’opera di incontro e di inculturazione fu proprio quello delle virtù”. “Essa non è la virtù della persona timorosa, sempre titubante circa l’azione da intraprendere – spiega Francesco a proposito della prudenza -. No, questa è un’interpretazione sbagliata. Non è nemmeno solo la cautela. Accordare un primato alla prudenza significa che l’azione dell’uomo è nelle mani della sua intelligenza e libertà”. Secondo il Pontefice, “la persona prudente è creativa: ragiona, valuta, cerca di comprendere la complessità del reale e non si lascia travolgere dalle emozioni, dalla pigrizia, dalle pressioni, dalle illusioni. In un mondo dominato dall’apparire, dai pensieri superficiali, dalla banalità sia del bene che del male, l’antica lezione della prudenza merita di essere recuperata”.

Chi è prudente non sceglie a caso

Chi è prudente non sceglie a caso: anzitutto sa che cosa vuole, quindi pondera le situazioni, si fa consigliare e, con visione ampia e libertà interiore, sceglie quale sentiero imboccare. Non è detto che non possa sbagliare, in fondo restiamo sempre umani; ma almeno eviterà grosse sbandate”, aggiunge. “Purtroppo, in ogni ambiente c’è chi tende a liquidare i problemi con battute superficiali o a sollevare sempre polemiche – sottolinea -. La prudenza invece è la qualità di chi è chiamato a governare: sa che amministrare è difficile, che i punti di vista sono tanti e bisogna cercare di armonizzarli, che si deve fare non il bene di qualcuno ma di tutti”. La prudenza “insegna anche che, come si suol dire, ‘l’ottimo è nemico del bene’. Il troppo zelo, infatti, in qualche situazione può combinare disastri: può rovinare una costruzione che avrebbe richiesto gradualità; può generare conflitti e incomprensioni; può addirittura scatenare la violenza. La persona prudente sa custodire la memoria del passato, non perché ha paura del futuro, ma perché sa che la tradizione è un patrimonio di saggezza”. E, conclude, “la persona prudente è anche previdente. Una volta decisa la meta a cui tendere, bisogna procurarsi tutti i mezzi per raggiungerla”.

Tutelare la vita

“Ogni anno il 24 marzo celebrate in Polonia la Giornata Nazionale della Vita. Pensando alla vostra patria, vorrei riferirvi il mio sogno, che ho espresso qualche anno fa scrivendo sull’Europa. Che la Polonia sia una terra che tuteli la vita in ogni suo istante, da quando sorge nel grembo materno fino alla sua fine naturale. Non dimenticate che nessuno è padrone della vita, né propria né di quella degli altri”. Così papa Francesco al termine dell’udienza generale, salutando i pellegrini polacchi, nel testo letto dal suo collaboratore padre Pierluigi Giroli.

Fonte Ansa

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