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Trump “sfida” Twitter: sospesa l’immunità penale per i social

La decisione di Trump dopo che il social dei cinguettii aveva corretto uno dei suoi ultimi tweet, prima volta in assoluto

Che Trump avesse una particolare predilezione per Twitter lo si era capito da tempo visto che, proprio sul social dei cinguettii, ha basato gran parte della sua comunicazione nel periodo della presidenza, dagli attacchi alle rivelazioni. L’altolà arrivato ieri però con il quale Twitter metteva i guardia il presidente dall’utilizzarlo senza considerare i limiti per un corretto equilibrio, ha di fatto rotto l’idillio, portando Trump a replicare con una decisione altisonante: un ordine esecutivo a firma del presidente, infatti, punta a ridurre l’immunità legale del social. Decisione che, peraltro, arriva in un momento di forte tensione sociale, viste le proteste in atto a Minneapolis.

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Lo scontro

In pratica, con la nuova ordinanza il riparo di Twitter, e dei social in genere, dal rischio di cause e procedimenti legali diventa molto meno significativo. Il punto, secondo Trump, è che i social come Twitter non si astengono dall’attivismo politico, il che li pone in un assetto di “moderatori”, anche di fake news, peraltro non in un posizione di neutralità o di super partes. Un provvedimento che vedrà naturalmente la strenua opposizione degli interessati, con possibilità di cause e quant’altro ma, del resto, anche la paventata “minaccia” di un addio a Twitter da parte di Trump (che significherebbe rinunciare a una capacità mediatica spaventosa) è uno scenario che pesa nell’economia di un contenzioso.

Botta e risposta

Il tutto, dopo che Twitter aveva di fatto “corretto” il presidente degli Stati Uniti, per la prima volta in assoluto, bollando come disinformazione la denuncia di possibili brogli in un voto da casa per le elezioni americane. Un appuntamento non secondario vista la rilevanza della posta in gioco e che, nondimeno, vede in campo tutta la prudenza possibile. Per Trump, forse pure troppa: “Segnalare le informazioni errate non ci rende un ‘arbitro della verità’ – ha detto Jack Dorsey, numero uno di Twitter Jack Dorsey -. Continueremo a segnalare informazioni errate o contestate sulle elezioni a livello globale”. In questo senso, i tweet del presidente “potrebbero indurre le persone a pensare erroneamente che non è necessario registrarsi per ottenere una scheda elettorale”. Alla Casa Bianca non sono d’accordo.

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