Chissà se lo spauracchio del microfono spento abbia giocato la sua parte. L’ultimo duello fra Donald Trump e Joe Biden si combatte su uno stile differente rispetto alla baruffa di Cleveland. Non che gli argomenti di discussione siano mancati ma, questa volta, il botta e risposta fra i candidati resta tale. Gli argomenti sono sempre gli stessi (coronavirus, clima, proteste) ma la consapevolezza di essere per l’ultima volta prima del voto dinnanzi agli americani non è un deterrente da poco. Meno caos, più scontro: stile talk a stelle e strisce. Il teatro stavolta è Nashville, in Tennessee, dove Trump e Biden si danno battaglia ribadendo, per l’ennesima volta, le posizioni divergenti sul tema Covid-19: “Potevano morire due milioni di persone – ha detto il presidente -, ma l’abbiamo gestita bene. Non possiamo chiuderli in cantina come vorrebbe fare lui”.
Inverno nero
Lo stile di approccio all’emergenza sanitaria è sempre stato differente. Trump, inizialmente scettico, ha infine disposto provvedimenti non più restrittivi rispetto ad altri Paesi, nonostante l’escalation di contagi. Biden, dal canto suo, ha sempre ribadito l’essenzialità delle misure di contenimento. E lo fa anche a Nashville: “Fermerò il virus, non il Paese. Ma per aprire il Paese servono misure standard, le mascherine, il rispetto del distanziamento sociale, il plexiglass ai tavoli dei ristoranti”. E mentre Trump continua a garantire che “fra qualche settimana arriverà il vaccino”, Biden si sofferma sulle prospettive a breve termine: “Gli Stati Uniti si avviano a un inverno nero senza un piano per il coronavirus”. Inverno nero che per Trump non ci sarà. E replica: “Non è colpa mia se è arrivato il virus. E’ colpa della Cina. Non è neanche colpa di Joe”.
Politica estera
La politica estera avrebbe dovuto essere marginale. Invece il suo ruolo lo gioca e il sasso lo lancia Biden: “Se sarò eletto, Mosca, Pechino e Teheran pagheranno un prezzo per le loro ingerenze nelle elezioni”. Anzi, per l’ex vicepresidente “l’unica cosa che ha fatto Trump è legittimare la Corea del Nord“. La replica: “Obama mi ha detto che ci sarebbe potuta essere una guerra con la Corea del Nord. Invece io e Kim Jong-Un abbiamo un buon rapporto e non c’è nessuna guerra”. E sul tema migranti alza la barriera, definendo “criminale” la separazione dei bambini dai genitori immigrati al confine col Messico praticata dall’amministrazione Trump: “Li hanno strappati alle loro madri e ora sono soli, non sanno dove andare”.