Aveva ragione Mancini perché quando l’Italia è tanta, non ce n’è per nessuno. Gli azzurri sbancano anche la Puskas Arena, condannano l’Ungheria alla sconfitta che costa ai magiari la Final Four di Nations League. Dove va l’Italia, in compagnia di Croazia e Olanda, in attesa di conoscere la quarta formazione che uscirà fuori domani sera dalla sfida tra Portogallo e Spagna. A Budapest serviva solo vincere perché prima del via la classifica diceva Ungheria 10, Italia 8. Serviva solo vincere, e l’Italia l’ha fatto, con grande personalità, con una prestazione a tratti mostruosa. E non era facile nella bolgia della Puskas Arena, un catino infuocato, che gli azzurri hanno “freddato” con un’altra prestazione maiuscola. Nonostante le assenze, grazie a chi questa maglia l’ha voluta e desiderata. Stasera volano in finale e meritano solo l’applauso di tutto il popolo calcistico italiano. Poi, si dirà che l’Italia non è al mondiale, ma il calcio è fatto di episodi. E questi, hanno condannato gli azzurri, con i due rigori sbagliati contro la Svizzera che avrebbero scritto un’altra storia. Ora godiamoci questa Italia, giovane, bella, intrigante. L’amarezza di Doha passerà, il bello di questa Nazionale no. E sarà palpabile in vista del prossimo europeo in Germania. Intanto è finale di Nations League. E non è poco.
Mancini con Raspadori-Gnonto
Il talento di Szoboszlai, la qualità di una squadra che Marco Rossi, l’emigrante, ha portato ai massimi livelli. Ungheria in campo con il 3-4-2-1, con Gulacsi tra i pali, Orban, Attila Szalai e Lang nei tre dietro, Fiola e Kerkez esterni di centrocampo, centrali Schafer e Nagy. Szoboszlai e Gazdag alle spalle di Adam Szalai. Mancini cambia un solo interprete rispetto a Milano, lanciando l’attacco leggero, fuori Scamacca, dentro Gnonto presumibilmente per aggirare la difesa magiara. Modulo confermato il 3-5-2, con Toloi, Bonucci e Acerbi davanti a Donnarumma, Di Lorenzo e Dimarco esterni, Barella, Jorginho e Cristante in mezzo, tandem avanzato affidato a Raspadori e Gnonto. Direzione di gara affidata al francese Benoit Bastien. Puskas Arena come una polveriera: sono in 65mila a soffiare alle spalle dei magiari. Appena seicento i tifosi italiani.
Raspadori porta avanti l’Italia
Si gioca in una bolgia. Ma l’Italia gioca una prima frazione con autorità, chiusa avanti grazie ad un gol di rapina di Raspadori che è un regalo della difesa magiara, con un retropassaggio di Nagy che innesca Gnonto, bravo a crederci, sul quale si oppone in anticipo Gulacsi che non trattiene. Palla al folletto napoletano che dopo essersi ritagliato lo spazio per il tiro, ha fulminato in rete gelando la Puskas Arena. Ma sarebbe riduttivo fermarsi a questa occasione per magnificare la prestazione degli azzurri che hanno sfiorato il gol a ripetizione, meritando quel raddoppio che però non è arrivato. Bellissima l’Italia del Mancio che ha trovato forza e consapevolezza sulle corsie esterne dove Dimarco e Di Lorenzo hanno arato il campo e messo in grandissima difficoltà la retroguardia magiara. Di Lorenzo, due volte, poi Cristante, onnipresente e sanguigno, i primi pericoli portati dalle parti di Gulacsi. Una volta avanti, l’Italia ha continuato a spingere, con Raspadori che ha perso l’attimo. Ungheria stordita dal gran volume di gioco azzurro e solo una occasione al tramonto della prima frazione, su un disimpegno non impeccabile con Szalai che ha fallito il tap in. Ferrata dietro, concreta in mezzo al campo, duttile in prima linea, l’Italia va e torna negli spogliatoi meritatamente avanti.
Prima la paura poi Dimarco
Dentro Bastoni per Acerbi e ripresa che inizia nel segno dell’Ungheria e c’è bisogno di un grandissimo Donnarumma per mantenere la porta inviolata con tre parate consecutive da distanza ravvicinata. Prima Nego, poi Styles ed infine Adam Szalai, il portiere del Psg chiude la saracinesca e zittisce il popolo ungherese. L’Italia la vuole chiudere e sul rilancio dell’azione, trova il raddoppio. Barella lancia Cristante che davanti al portiere ungherese la tocca sul secondo palo dove arriva Dimarco che a porta spalancata infila sotto la traversa: 2-0. Ma non è finita la serata di Donnarumma, perché adesso l’Ungheria ha nulla da perdere e ci prova: Nego la mette in mezzo per Styles che prova a metterla sul secondo palo a porta, che salvataggio con i piedi del Gigio nazionale. L’Ungheria non ci sta a lasciare spazio all’Italia dopo un girone dominato, a maggior ragione davanti alla propria gente. Così, ecco ancora Styles, conclusione velenosa, palla toccata da Bonucci, ma Donnarumma c’è e dice no ancora una volta. L’Italia stringe i denti. Fuori Gnonto, dentro Gabbiadini perché adesso serve allungare la squadra. Poi fuori Raspadori per Scamacca e Jorginho per fare posto a Pobega con Cristante playmaker. Cambio anche nell’Ungheria, con Rossi che inserisce Bolla per Nego, poi standing ovation per Adam Szalai che lascia il campo nella sua ultima partita con la maglia della Nazionale. E sono lacrime, confortate dall’amore della sua gente. Quindici alla fine, con l’Ungheria che attacca ancora e protesta per un contatto in area tra Adam e Bastoni. Anche il Var dice che c’è nulla, mentre entriamo negli ultimi dieci minuti. con l’Italia che ha rallentato un po’, ma senza soffrire oltre misura. Gli azzurri tengono palla, la gestiscono, non buttano via mai un pallone. E i minuti passano, con la doppia occasione di Dimarco e poi Scamacca. Dentro Mazzocchi nell’Italia al posto di Di Lorenzo toccato duro in un contrasto al novantesimo. Quattro di recupero, dove succede nulla. Finisce qui. Vince l’Italia ed è Final Four, davanti all’Ungheria, terza la Germania (3-3 stasera a Wembley con l’Inghilterra), con gli inglesi retrocessi nella B di Nations League. L’Italia invece a giugno del prossimo anno, potrà giocarsi la fase finale. Bene così.