Tragedia nel calcio italiano, Andrea Rinaldi non ce l’ha fatta

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Lo sport è fermo. Il calcio si è arenato e attende le decisioni del Cts sul futuro del campionato. Ma niente che possa fermare il sogno di un giovanissimo di diventare un calciatore professionista. Un obiettivo che accomuna tantissimi ragazzi, che aspirano a ripercorrere le orme dei loro idoli. Il sogno che aveva anche Andrea Rinaldi, giovane del vivaio dell’Atalanta ma in prestito al Legnano, colpito pochi giorni fa da un aneurisma cerebrale mentre svolgeva una seduta di allenamento nella propria abitazione. Esercizi quotidiani, che Andrea svolgeva come i suoi compagni di squadra in attesa di poter tornare a calcare i campi da gioco. Quello che l’emergenza coronavirus ha impedito a tutti i calciatori, professionisti e non.

Il dolore

Non ce l’ha fatta Andrea a vincere questa battaglia, dopo aver strenuamente lottato fra la vita e la morte nell’ospedale di Varese, dov’era stato ricoverato venerdì scorso, in disperate condizioni. Una tragedia che ha sconvolto il mondo del calcio, proprio nel momento in cui le varie Leghe sembravano al rush finale per decidere cosa fare della stagione in corso. Un dramma che ricorda altri casi simili avvenuti in passato ma che, ogni volta, si presentano con tutto il loro dolore, quello che arriva in ognuno, tifoso e non, che apprende il decesso improvviso di un ragazzo di appena 19 anni. Che il suo sogno lo aveva appena cominciato.

Il cordoglio

“Il Presidente Antonio Percassi e tutta la famiglia Atalanta – scrive la società orobica -, profondamente colpiti, partecipano commossi al dolore dei familiari e dell’A.C. Legnano per la scomparsa di Andrea Rinaldi. Quel tuo sorriso gentile resterà sempre vivo nel cuore di chi ha avuto la fortuna di conoscerti”. I bergamaschi, nel cui vivaio Andrea aveva mosso i primi passi calcistici, si è unita al cordoglio del Legnano, società per la quale giocava in prestito: “Andrea Rinaldi, il nostro guerriero ci ha lasciati. Una tragedia improvvisa e sconvolgente impossibile anche solo da immaginare. Andrea ha lottato per tre giorni. Purtroppo non c’è stato nulla da fare. Potremmo scrivere pagine e pagine per raccontare chi era questo ragazzo d’oro, esemplare nella vita e nel gioco”

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