È una corsa contro il tempo. I soccorritori stanno raggiungendo man mano le zone più remote del Marocco, colpito da un devastante terremoto la sera dell’8 settembre. Quelle aree che, per gli edifici costruiti in materiali più poveri, potrebbero aver subito le devastazioni maggiori. E i tre giorni di lutto nazionale decretati dal re marocchino, Muhammad VI potrebbero quasi certamente estendersi per un lasso di tempo ben più lungo. Il bilancio provvisorio parla di oltre 2 mila vittime e di un’emergenza che riguarda praticamente ogni comparto, da quello sanitario a quello umanitario. Intere zone sono prive di acqua e luce elettrica, alcune non sono nemmeno state raggiunte dai soccorsi e diverse centinaia di migliaia di persone hanno bisogno di aiuto urgente.
Marocco, la Croce Rossa: “L’emergenza potrebbe durare anni”
L’allarme è stato già lanciato dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), secondo il quale oltre 300 mila persone necessitano di un intervento urgente. L’Onu si è detta pronta a prestare assistenza al “governo del Marocco nei suoi sforzi per aiutare la popolazione colpita”. Anche la Croce Rossa Internazionale ha descritto la situazione come estremamente grave, spiegando come “l’emergenza potrebbe durare mesi se non anni”. Il villaggio di Tafeghaghte, ad esempio, a 60 chilometri a sud-ovest di Marrakech, è stato quasi interamente raso al suolo. Proprio nella città centrale del Paese si vive una delle situazioni più gravi. La medina cittadina è stata descritta come un cumulo di macerie e i villaggi circostanti sono stati quasi completamente distrutti. Moltissime persone hanno dormito nelle piazze, mentre per i turisti stranieri è stato predisposto il rientro.
Rientrati i turisti italiani
Ieri sera, nell’aeroporto di Ciampino, sono atterrati gli italiani che si trovavano in territorio marocchino, fortunatamente tutti illesi. I turisti, parlando con i giornalisti, hanno descritto il terremoto come “trenta secondi di paura totale”. Il Governo italiano si è già detto disponibile a inviare aiuti e a collaborare nelle operazioni di soccorso. La stessa disponibilità è arrivata anche da altri Paesi, come la vicina Algeria, l’India, Nazione ospitante dell’ultimo G20, e gli Stati Uniti.