Disponibili “immediatamente e in tempo reale” oltre 10.300 posti di terapia intensiva in tutta Italia. Questo l’elemento principale emerso dalla riunione fra le Regioni, il ministro delle Autonomie Francesco Boccia e il commissario all’emergenza, Domenico Arcuri, in videoconferenza per definire gli strumenti a disposizione e quelli necessari per fronteggiare la seconda ondata di coronavirus in Italia. Arcuri che, al termine del vertice, si è presentato in conferenza stampa per dar conto della situazione e delle disposizioni da applicare. Descrivendo uno scenario che appare diverso rispetto a quello di alcuni mesi fa. “I contagiati da coronavirus – ha spiegato Arcuri – sono 8 volte di più di 21 giorni fa, la progressione dell’Rt determina un raddoppio ogni settimana. Ogni numero vale più di mille parole“. Parole che arrivano nella giornata in cui viene segnato il nuovo record di positivi giornalieri: 26.831.
Situazioni differenti
Il commissario all’emergenza ha riferito le differenze in numeri rispetto alla prima ondata di Covid-19. “Il 21 marzo c’erano 6.557 contagiati, quel giorno morirono 793 italiani. Fino a quel giorno il 9% dei contagiati era morto e solo l’11% guarito. Fino a ieri, invece, il 6% dei contagiati purtroppo non c’è più, ma il 47% è guarito”. A marzo, quindi, “il 52% dei positivi si curava a casa, ieri il 95%. Il 7% era in terapia intensiva, ieri lo 0,6%. Siamo in un altro mondo, prima il virus correva più forte di noi, correva e uccideva. Ora lo inseguiamo e lo colpiamo“. Al momento, ha precisato Arcuri, “stiamo vivendo un nuovo dramma, ma per affrontarlo dobbiamo capire quanto è diverso”.
Terapie intensive
Dal vertice con le Autonomie, è emerso il quadro delle terapie intensive e del lavoro in corso per il supporto alle strutture ospedaliere, via via in progressione verso una nuova fase di stress. “Oggi dobbiamo dare un messaggio chiaro al Paese – ha detto il ministro agli Affari regionali, Boccia -. E tranquillizzare i cittadini. Già ad aprile, nel picco dell’emergenza, avevamo toccato 9.500 posti di terapia intensiva. Serve il massimo impegno per chi è in ospedale e per chi è malato”. L’invito, quindi, è a lavorare “senza polemiche, che nessuno capirebbe e sarebbero imperdonabili”.