Il tentato omicidio del primo ministro slovacco Robert Fico ha scosso la campagna elettorale europea in Slovacchia, evidenziando le profonde divisioni politiche e sociali del Paese. Fico, criticato per la sua vicinanza a Mosca e la sua posizione anti-americana, ha vinto le elezioni parlamentari con una piattaforma contro gli aiuti militari all’Ucraina.
In Repubblica Ceca, la campagna elettorale è caratterizzata da retorica anti-immigrazione e preoccupazioni per ingerenze russe. Le imminenti elezioni europee potrebbero vedere una bassa affluenza, similmente al 2019.
Tensioni in Slovacchia dopo il tentato omicidio del premier Fico
Il tentato omicidio del primo ministro slovacco Robert Fico ha scosso profondamente la già tesa campagna elettorale per le europee in Slovacchia. L’agguato ha messo in luce le profonde divisioni politiche e sociali nel Paese, accentuate ulteriormente da una campagna elettorale carica di accuse e minacce. Per calmare la situazione sia il partito di opposizione Slovacchia Progressista (PS) sia il presidente Peter Pellegrini, esponente della coalizione di governo, hanno rilasciato una dichiarazione congiunta invitando alla calma e chiedendo ai leader di tutte le forze politiche di concordare i prossimi passi.
Tuttavia, l’appello potrebbe non bastare. Dal partito di governo i toni restano accesi e i fedelissimi di Fico accusano non solo l’opposizione, ma anche le istituzioni europee di aver orchestrato una campagna d’odio contro Fico, definendolo “illiberale” e “amico di Putin”, come sottolineato in un post social dall’eurodeputata di Smer, Monika Beňová. La vicinanza a Mosca del premier slovacco è stata infatti uno dei temi principali delle opposizioni, dopo che Fico vinse le elezioni parlamentari dello scorso anno con una piattaforma anti-americana, promettendo di porre fine agli aiuti militari della Slovacchia all’Ucraina.
La campagna elettorale in Slovacchia
A Praga è invece al potere il conservatore moderato Fiala, membro della famiglia europea Ecr guidata da Giorgia Meloni, e sostenitore della linea anti-Russia in Ue assieme a Varsavia. Nella Repubblica Ceca la campagna elettorale è dominata dalla retorica anti-immigrazione del partito di estrema destra Libertà e Democrazia (SPD) e del movimento guidato dall’ex premier Andrej Babis, oggi dato oltre il 33% dei consensi. Figura chiave è anche Tomio Okamura, leader dell’SPD, dato al 10%, che ha impostato la sua campagna sul pericolo dell’islamizzazione dell’Europa. Dal governo di Fiala e dal presidente Pavel, ex generale Nato, arriva invece un forte allarme sulle ingerenze russe.
Praga è infatti in prima linea nella lotta contro i bot russi e i suoi servizi segreti hanno guidato le indagini sul recente scandalo di ingerenze del Cremlino sull’Eurocamera, culminato con la chiusura del portale Voice of Europe. Le imminenti elezioni europee, che assegneranno 21 seggi alla Repubblica Ceca e 15 alla Slovacchia, saranno un test cruciale per la stabilità politica di entrambi i Paesi, ma rischiano di essere segnate da un’astensione tra le più alte d’Europa. Nel 2019, infatti, l’affluenza al voto nelle europee è stata sotto il 30% in entrambi i Paesi, e i sondaggi suggeriscono che anche questa volta il dato potrebbe attestarsi su una cifra simile, oltre 20 punti inferiore alla media Ue.
Fonte: Ansa