Sugli asili nido ma anche le mense, le palestre e quindi il tempo pieno a scuola, il Pnrr non riuscirà a centrare l’obiettivo di colmare i divari tra nord e sud e questo spesso anche per difficoltà o incapacità delle amministrazioni locali di partecipare a bandi complessi. E’ il preoccupante grido d’allarme che lancia la Svimez, associazione senza scopi di lucro per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, nel periodico monitoraggio sugli stanziamenti e sull’attuazione di fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Mense scolastiche
Nelle regioni del Mezzogiorno tutti gli indicatori considerati – osserva lo studio della Svimez – registrano valori sensibilmente più contenuti rispetto al Centro-Nord, ma con profonde differenze interne alle macro-aree. I divari regionali più marcati si osservano per la disponibilità di mense scolastiche, la cui assenza limita la possibilità di offrire il tempo pieno. Meno del 25% degli alunni meridionali della scuola primaria frequenta scuole dotate di mensa, contro circa il 60% nel Centro-Nord; meno del 32% dei bambini nel caso delle scuole dell’infanzia, contro circa il 59% nel Centro-Nord. Le situazioni più deficitarie interessano Sicilia e Campania, con percentuali inferiori al 15%. Un dato molto preoccupante se paragonato al 66,8% raggiunto dall’Emilia-Romagna e al 69,6% della Liguria. Le risorse disponibili grazie al Pnrr sono pari a 11,28 miliardi di euro, di cui 10,73 risultano assegnati agli enti territoriali. Il “Piano per asili nido e scuole dell’infanzia e servizi di educazione e cura per la prima infanzia” e il “Piano di messa in sicurezza e riqualificazione delle scuole” concentrano circa l’80% delle risorse stanziate; agli interventi per mense e palestre sono destinati circa 600 milioni e alla costruzione di nuove scuole 1,2 miliardi circa. Il monitoraggio evidenzia come gli enti territoriali delle tre Regioni meridionali più popolose – Sicilia, Campania e Puglia – hanno avuto accesso a risorse pro capite per infrastrutture scolastiche inferiori alla media italiana, nonostante le marcate carenze nelle dotazioni infrastrutturali che le contraddistinguono. In quasi tutte le regioni meridionali, la provincia con il maggior fabbisogno di investimenti non coincide con quella che ha ricevuto le maggiori risorse pro capite. Questa situazione caratterizza, in particolare, Napoli e Palermo che si trovano tra le ultime quindici province nella graduatoria per risorse pro capite assegnate pur avendo, ad esempio nel caso delle mense, una percentuale bassissima di alunni che possono usufruirne (rispettivamente 5,7 e 4,7).
Fabbisogni reali
Per la Svimez, la mancata mappatura iniziale dei fabbisogni si è riflessa in un’allocazione delle risorse che ha penalizzato alcune realtà meridionali. Per questo la Svimez propone di superare l’approccio dell’allocazione delle risorse mediante bandi competitivi che penalizzano le realtà con minore capacità amministrativa, attraverso una identificazione degli interventi sulla base dei fabbisogni reali; ed un’azione di riprogrammazione delle risorse per la coesione che consenta di completare, dopo il 2026, il percorso di riduzione e superamento dei divari territoriali nelle infrastrutture scolastiche: con le risorse europee del Fesr (regionale e nazionale) e con il Fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc) 2021-2027. “Un adeguamento della programmazione esistente è necessario. Quando si parla di una revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza non lo si fa esclusivamente per una scelta politica, che pure sarebbe giustificata, ma perchè ci sono elementi di contesto” di cui tenere conto, ha spiegato oggi il ministro per il Pnrr Raffaele Fitto.