Per il summit “da remoto” con il capo di Stato russo Vladimir Putin, il presidente statunitense Joe Biden si trovava nella Situation room, la sala operativa che si trova nei sotterranei della West Wing. Dove l’amministrazione statunitense pilota tutti gli interventi più delicati, compresi quelli militari, come il blitz contro Osama Bin Laden. Insieme a lui i suoi più stretti collaboratori, tra cui il segretario di Stato Antony Blinken. Il suo omologo d’oltreoceano si trovava invece nella sua residenza di Sochi, sul Mar Nero.
Due ore di colloquio
Un colloquio virtuale di oltre due ore – con una linea ad hoc, mai usata prima, scrive Ansa – arrivato dopo molte tensioni negli ultimi mesi. Putin ha disposto uomini e mezzi al confine con l’Ucraina, per chiedere “garanzie legali” da un’espansione della Nato verso est, mentre aveva minacciato sanzioni senza precedenti in caso di escalation da parte di Mosca.
L’alternativa diplomatica
Biden, ha riferito suo consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti Jake Sullivan, non ha fatto “alcuna promessa né concessione” a Putin, ma ha offerto opzioni alternative esortando il presidente russo a una “de-escalation e al ritorno alla diplomazia“. Nella convinzione comune che la diplomazia, “specialmente attraverso il formato Normandia, che comprende Francia, Germania, Russia e Ucraina, è l’unico modo per andare avanti e risolvere il conflitto nel Donbass attraverso l’attuazione degli accordi di Minsk“, in stallo da anni.
Altri temi
I due presidente nel corso del summit hanno toccato anche altri dossier, come la stabilità strategica, l’Iran – che la Casa Bianca ha definito un colloquio “molto buono”- , l’Afghanistan e la cyber-sicurezza, mentre Putin ha proposto di togliere tutte le restrizioni ai rispettivi rappresentanti diplomatici.