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SUI FONDALI DEL GIGLIO NON C’E “CONCORDIA”

Quando l’uomo interviene artificialmente – per incoscienza o per necessità – sull’ecosistema, il più delle volte lo distrugge. Ed è uno dei mali del nostro secolo, denunciato con forza nell’enciclica di Papa Francesco “Laudato sì”. Di sicuro lo modifica profondamente, al punto che alcuni interventi diventano parte integrante dell’ambiente, al punto che una volta finita l’emergenza ci si trova con un ambiente radicalmente mutato, con colonie trasferitesi da altri posti e nuova fauna e flora.

E’ a questo punto che scatta ii dilemma: tornare allo stato originario distruggendo ciò che nel frattempo si è “creato” oppure lasciare tutto com’è rinunciando però definitivamente alla purezza iniziale?
E’ il dilemma che ha accompagnato l’Isola del Giglio, teatro del naufragio della Costa Concordia. Due anni fa alle sei del mattino furono le due enormi gru della nave Svenjia a sollevare la prima piattaforma e a posizionarla in fondo al mare dell’Isola del Giglio come ‘falso fondale’ su cui adagiare la nave da crociera una volta ruotata.

Ora la Micoperi 30 ha definitivamente sganciato dai piloni ai quali era collegata la prima delle quattro strutture di acciaio per caricarla sul pontone Mic2 destinazione Ortona. Sei, infatti, in totale le strutture che insieme alle 24mila tonnellate di sacchi di malta cementizia, hanno costituito l’appoggio artificiale su cui la Concordia è stata adagiata in attesa di essere rimossa con una grandezza variabile che arriva, per quelle più grandi, ad un peso di circa 1.000 tonnellate, con dimensioni di 32 metri di lunghezza per un’altezza di 22 metri.

Il loro destino di queste piastre stato al centro di un lungo confronto tra mondo scientifico, parti pubbliche e private, associazioni. Farle rimanere sott’acqua come luogo per il ripopolamento ittico e attrazione per gli appassionati di diving di tutto il mondo o estrarle e ripristinare i fondali come prima del naufragio? A prevalere è stata la seconda ipotesi e ieri la Micoperi Spa, l’azienda incaricata dei lavori di pulizia dei fondali davanti all’Isola del Giglio, ha iniziato la rimozione.

“La piattaforma – ha comunicato l’azienda ravennate – è stata sollevata dalla Micoperi 30. In questa prima fase verranno rimosse quattro piattaforme che con il pontone Mic2 verranno trasferite, al termine della prima settimana di agosto, alla base Micoperi di Ortona. Le ultime due strutture verranno, invece, rimosse e trasferite a fine agosto”. Un lavoro, quello della pulizia e bonifica dei fondali dell’Isola del Giglio che interessa circa 120 mila metri cubi di rifiuti ai quali si aggiungono oltre 200 sacchi di malta cementizia da 90 tonnellate ciascuno che sono serviti come appoggio per la nave.

Al momento “sull’isola – ha detto Silvio Bartolotti l’ad dell’azienda di Ravenna – abbiamo 195 persone operative che sono impegnate nei lavori di pulizia del fondale per restituirlo nelle condizioni in cui si trovava prima del naufragio. Dello stato di avanzamento dei lavori sono costantemente informate sia le autorità che la cittadinanza”. E mentre al Giglio proseguono i lavori di pulizia dei fondali anche a Genova si continua a lavorare sul relitto ad un anno dalla sua rimozione.

La Concordia è, infatti, destinata a trasformarsi, a cedere tutte le sue parti per diventare altro, per diventare mille cose nuove. 55 mila tonnellate di acciaio, 2 mila tonnellate di rame, metalli diversi, e legno e plastiche e vetro. Il relitto, secondo quanto previsto dal progetto del Consorzio Ship Recycling a cui stanno lavorando 250 persone, sarà progressivamente smantellato, partendo dal ponte 14 fino al ponte 2 e in tutto sarà recuperato e destinato al riciclo il 100% dell’acciaio e dei metalli e l’80% di tutto quello che era la nave.

Foto Stefano Guerrieri – www.giglionews.it

 

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