Proseguono ormai da una settimana gli scontri in Sudan, secondo quanto riportano i mezzi d’informazione locali, citando testimoni oculari. Sui propri social l’esercito regolare sudanese riporta che i paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf) continuano ad attaccare alcuni siti. Sebbene nella sera di venerdì 21 aprile le forze armate avevano annunciato di aver accettato una tregua di 72 ore, avanzata dalle milizie di Mohamed Hamdan Dagalo, per celebrare la festa di fine Ramadan e facilitare i servizi umanitari, nella capitale del Paese, Khartoum, i combattimenti continuano.
Bombardamenti di artiglieria
“Nonostante l’annuncio di una tregua di tre giorni per l’Eid al-Fitr“, la festa di fine Ramadan, “sabato mattina a Khartoum si sono intensificati gli scontri tra l’esercito sudanese e le forze di supporto rapido“, i paramilitari della Rsf. Lo scrive il sito Sudan Tribune. Stamattina “sono state segnalate esplosioni e scontri nelle aree circostanti il Comando generale dell’esercito e il palazzo presidenziale di Khartoum. Gli scontri si sono poi estesi ai quartieri di Hillat Hamad, Khojaly e Arkaweet“. “Secondo quanto riferito da testimoni oculari, sabato mattina sono continuati i bombardamenti indiscriminati di artiglieria nei quartieri di Ombada e Karari. A Ombada Mansoura, sei persone sono state uccise a causa dei bombardamenti provenienti dal Genio” militare, scrive ancora il Sudan Tribune. “Inoltre sono stati avvistati aerei da guerra che sorvolavano la capitale sudanese”, viene aggiunto. “Durante la notte, le forti esplosioni che hanno scosso la capitale Khartoum negli ultimi giorni si sono attenuate, ma lo scambio di fuoco è ripreso al mattino, secondo i testimoni”, scrive il sito di Le Monde.
L’esercito sudanese
“I ribelli continuano a colpire alcuni siti con artiglieria e granate” e compiono “tentativi disperati” di “spingere altre truppe verso Khartoum” ma vengono “affrontate con la necessaria decisione” dalle Forze armate: lo scrive l’esercito sudanese sulla propria pagina Facebook. Citando il generale Abdel Fattah al-Burhan, capo delle forze armate sudanesi e di fatto presidente del paese, l’account scrive che “al momento mi trovo al centro di comando e lo lascerò solo nella bara di un martire per la patria”. A livello politico, il generale dichiara inoltre che “le forze armate sono impegnate a cedere il potere a un governo civile“. Parlando dei paramilitari Burhan denuncia che “le milizie hanno attaccato carceri, portato via i detenuti e ucciso le guardie della polizia”. Inoltre “i ribelli hanno espulso i proprietari dalle loro case e le hanno trasformate in accampamenti”.
Dagalo: “Impegno per cessate il fuoco completo”
Il capo dei paramilitari sudanesi, Mohamed Hamdan Dagalo, ha dichiarato sulla propria pagina Facebook che “siamo impegnati a un completo cessate il fuoco durante la tregua e sottolineiamo il nostro rispetto per il diritto umanitario internazionale e per tutti i diritti civili”. La dichiarazione è contenuta in un post in cui Dagalo rivela di aver avuto oggi un colloquio telefonico con la ministra degli Affari esteri francese Catherine Colonna con la quale ha discusso “gli attuali sviluppi in Sudan, le ragioni che hanno portato al peggioramento della situazione” e come utilizzare la tregua per “l’apertura di corridoi umanitari, facilitare la circolazione dei cittadini e consentire a tutti i Paesi di evacuare” i propri cittadini portandoli “in luoghi più sicuri”.
L’evacuazione dei cittadini stranieri
“Il comandante in capo delle Forze armate” sudanesi, “il generale Abdel Fattah Al-Burhan, ha ricevuto telefonate dai leader di diversi Paesi che chiedevano di facilitare e garantire l’evacuazione dei loro cittadini e delle loro missioni diplomatiche dal Paese, ed ha acconsentito a fornire l’assistenza necessaria per garantirla”: lo riferisce su Twitter lo stesso esercito sudanese. Il generale Abdel Fattah al-Burhan, capo delle forze armate sudanesi e di fatto presidente del Sudan, ha dichiarato alla tv panaraba Al-Arabiya che l’esercito ha il controllo di “tutti gli aeroporti, tranne quello di Khartoum” e quello di Nyala, la capitale del Darfur meridionale. Già la notte scorsa, in un messaggio su Facebook, i paramilitari sudanesi hanno annunciato “di essere pronti ad aprire parzialmente tutti gli aeroporti sudanesi al traffico aereo per consentire ai Paesi fratelli e amici che desiderano evacuare i propri cittadini di lasciare il Paese in sicurezza”. L’annuncio è stato fatto “in linea con la tregua umanitaria annunciata” dalle stesse “Forze di Supporto Rapido” (Rsf) per una durata “di 72 ore” e “iniziata venerdì mattina”, proprio “nel tentativo di facilitare gli spostamenti di cittadini e residenti”. Nel messaggio viene ribadito che le Rsf “affermano la loro piena disponibilità a cooperare, coordinare e fornire tutte le strutture per consentire agli espatriati e alle missioni di lasciare il Paese in sicurezza”.
Notizia in aggiornamento
Fonte Ansa