Donald Trump non cede di un millimetro sulle misure anti immigrazione, nonostante le proteste andate in scena nei principali aeroporti Usa. In un tweet il presidente americano ha scritto: “Il nostro Paese ha bisogno di confini forti e di controlli rigidi, ADESSO. Guardate a quello che sta succedendo in Europa e, anzi, in tutto il mondo – un caos orribile!”.
Critiche
Ma sul piano internazionale il provvedimento adottato dalla Casa Bianca continua a essere osteggiato. Francoise Hollande invoca “fermezza” contro la decisione del presidente americano, mentre la cancelliera tedesca Angela Merkel definisce “ingiustificato” lo stop agli ingressi. “Merkel è convinta che anche la necessaria lotta al terrorismo non giustifica una misura del genere solo in base all’origine o al credo delle persone” ha detto il suo portavoce Steffen Seibert. Il premier Paolo Gentiloni, da parte sua, ha commentato: “L’Italia è ancorata ai propri valori. Società aperta, identità plurale, nessuna discriminazione. Sono i pilastri dell’Europa”.
Ma Trump deve far fronte anche dalle perplessità espresse da Mitch McConnell, leader della maggioranza repubblicana al Senato “Rafforzare i controlli sull’immigrazione è una buona cosa – ha spiegato all’Abc – ma enso anche che sia importante ricordare che alcune delle nostre fonti migliori contro il terrorismo islamico sono i musulmani, sia in questo Paese che all’estero. Dobbiamo stare attenti mentre lo facciamo”.
Niente espulsioni
Intanto il giudice newyorchese Ann Donnelly ha sospeso l’espulsione dei rifugiati provenienti dai sette Paesi a maggioranza musulmana oggetto dell’ordine esecutivo con di Trump. L’ordinanza di emergenza del magistrato annulla una parte del provvedimento della Casa Bianca sull’immigrazione, ordinando che i rifugiati e altre persone bloccate negli aeroporti degli Stati Uniti non possono essere rimandate indietro nei loro paesi. Ma il giudice non ha stabilito che queste stesse persone debbano essere ammesse negli Stati Uniti né ha emesso un verdetto sulla costituzionalità dell’ordine esecutivo del presidente. I legali che hanno citato in giudizio il governo per bloccare l’ordine di Trump hanno detto che la decisione, arrivata dopo un’udienza di urgenza in una corte di New York, potrebbe interessare dalle 100 alle 200 persone che sono state trattenute al loro arrivo negli aeroporti statunitensi sulla base dell’ordine esecutivo che il presidente Trump ha firmato venerdì pomeriggio, una settimana dopo il suo insediamento.
Proteste negli aeroporti
Una decisione che ha innescato una serie di proteste davanti agli aeroporti internazionali di numerose città americane. In particolare circa 2.000 persone, tra cui alcune celebrità, si sono riunite davanti al John F. Kennedy Airport di New York, causando anche alcuni disordini. L’agenzia che gestisce lo scalo ha tentato di ostacolare l’afflusso dei manifestanti fermando i treni che portano ai terminal, ma il governatore dello stato di New York, il democratico Andrew Cuomo, ha cancellato la misura, affermando che la gente ha il diritto di protestare. E manifestazioni ci sono state anche nel vicino aeroporto di Newark, in New Jersey, dove si sono radunate circa 120 persone con cartelli contro l’ordine esecutivo di Trump. E anche all’aeroporto di Denver, in Colorado, decine di manifestanti si sono riuniti davanti al locale scalo internazionale, così come a Chicago, davanti all’aeroporto O’Hare si è radunata una piccola folla e diverse persone sono state arrestate. Secondo quanto riferisce la stampa locale, anche diversi passeggeri in arrivo allo scalo si sono uniti ai manifestanti. Simili manifestazioni si sono svolte anche a Dallas, Seattle, Portland, San Diego. E a Los Angeles, circa 300 persone sono entrate nel terminal dopo aver inscenato una veglia a lume di candela. E ancora, a San Francisco, centinaia di persone hanno bloccato la strada che porta allo scalo per esprimere la loro protesta.
Il caso “green card”
Intanto un dirigente del Dipartimento della Sicurezza di Stato ha chiarito che i cittadini residenti negli Stati Uniti ma nati all’estero, ai quali poteva essere impedito il rientro in patria potranno invece entrare di nuovo. In virtù del provvedimento della Casa Bianca anche i cittadini forniti di residenza permanente, la “green card” o permesso diplomatico, rischiavano di non essere lasciati entrare negli Usa. Tuttavia, il dirigente ha reso noto che a tutti i possessori di “green card” provenienti dai sette paesi coinvolti nell’ordine esecutivo, e che hanno cercato di entrare in America, è stato garantito un permesso speciale.