Dopo sette anni e mezzo è stata pronunciata la sentenza per la strage alla stazione di Viareggio, avvenuta il 29 giugno del 2009. Trentatré, in tutto gli imputati, tra persone fisiche e nove società. Le prime condanne sono per Mauro Moretti e Michele Mario Elia, rispettivamente ex ad di Fs e di Rfi: per loro sette anni di carcere. In quella notte, alle ore 23:48, persero le vita 32 persone, tra cui anche alcuni bambini. Il gas fuoriuscito da una delle 14 cisterne situate sui binari invase il quartiere di Via Ponchielli, causando forti esplosioni e un vasto incendio che distrusse molte abitazioni.
La condanna
La condanna, giunta dopo sette anni e mezzo di distanza dal tragico evento, è stata salutata con un breve applauso. I giudici si sono ritirati in camera di consiglio nella tarda mattinata di oggi. Durante il processo, il pubblico ministero aveva chiesto per i 33 imputati condanne tra i 5 e i 16 anni di reclusione, per un totale di oltre 250 anni di carcere. Nell’aula del tribunale di Lucca sono state disposte anche trentadue sedie vuote, ciascuna con le foto delle vittime. Oltre ai familiari, accolti da un lungo applauso, presenti anche sindaci e rappresentanti delle istituzioni, compreso il consigliere regionale toscano del Pd Stefano Baccelli, all’epoca del disastro presidente della provincia di Lucca.
Un silenzioso corteo
I familiari delle vittime sono arrivati in corteo al Polo fieristico, dove si è svolto il processo con uno striscione: “Viareggio 29-6-2009 niente sarà più come prima“. Con loro anche una rappresentanza dei macchinisti delle Ferrovie, una bandiera del gruppo delle “Tartarughe lente” e alcuni rappresentanti dei No Tav. A chiudere il corteo alcuni gonfaloni, tra cui quello della Regione Toscana.
“Non potevamo non essere qui, del resto Regione Toscana e Provincia di Lucca sono gli unici enti che si sono costituiti parte civile, senza accettare i risarcimenti proposti, come fece all’epoca anche il governo nazionale”. Ha detto Stefano Baccelli, che ha accompagnato il Gonfalone della Regione. “Ringrazio il governatore toscano Enrico Rossi e il presidente del Consiglio regionale, Eugenio Giani, che hanno condiviso questa scelta”.
Baccelli, che il 29 giugno 2009 era presidente della Provincia di Lucca, ha voluto ricordare un episodio del processo che lo riguarda direttamente: “Quando venni sentito dai giudici, uno degli avvocati di Mauro Moretti, l’ex ad di Ferrovie, mi contestò in malo modo l’utilizzo della parola strage. Mi riprese ma credo non si possa certo parlare di un insieme di morti, anche se è chiaro che non fu un attentato e infatti per gli imputati l’accusa è omicidio colposo”. In aula, presenti il presidente della Provincia di Lucca, Luca Menesini e i sindaci di Lucca e Viareggio, Alessandro Tambellini e Giorgio Del Ghingaro, con i Gonfaloni.
Il processo e gli imputati
La condanna giunge dopo un lungo processo iniziato il 13 novembre 2013. I capi d’accusa sono: disastro ferroviario colposo, incendio colposo, omicidio e lesioni colpose plurime gravi e gravissime. Tra gli imputati Mauro Moretti, amministratore delegato di Ferrovie all’epoca dei fatti e oggi alla guida di Finmeccanica: per lui i pm chiesero 16 anni di reclusione, mentre per l’ex amministratore delegato di Ferrovie, Michele Mario Elia, l’accusa ha chiesto 15 anni. Quattro le richieste di assoluzione presentate dai pubblici ministeri Giuseppe Amodeo e Salvatore Giannino.
Sul banco degli imputati ci sono anche nove società incaricate di manutenzioni a vario titolo sul treno deragliato. Per ognuno di questi gruppi sono state chieste sanzioni da un milione di euro ciascuno per la mancata prevenzione.