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STRAGE DI DALLAS, OBAMA: “NON SI PUO’ IGNORARE LA QUESTIONE DELLE ARMI”

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La strage di Dallas, nella quale sono morti 5 poliziotti, è opera di un solo killer, Micah Johnson. Con fucile d’assalto modello Ar-15, lo stesso usato al Pulse di Orlando, ha aperto il fuoco contro gli agenti di polizia al termine di quella che doveva essere una manifestazione di protesta pacifica per l’uccisione, avvenuta nei giorni scorsi di due afroamericani, Alton Sterling, in Luisiana, e Philando Castile, in Minnesota. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, il suo è stato un gesto “folle”, dettato soprattutto dall’odio razziale nei confronti dei bianchi, in particolare per i poliziotti. Un’azione che, ad oggi, mostra una nazione, quella degli Stati Uniti d’America, divisa su una tematica, quella razziale, che fa temere una nuova “estate rossa”.

Il clima di tensione non si placa. Poche ore fa, un uomo armato è stato ucciso dagli agenti di Polizia a Houston, in Texas, dopo che questo aveva agitato una pistola puntandola contro i poliziotti. E’ quanto riferiscono le autorità locali, affermando che l’accaduto si è svolto nella notte nella parte sud della città, dove gli agenti hanno notato l’uomo armato in strada che, alla loro richiesta di abbassare l’arma, ha risposto prima agitandola in aria e poi contro i poliziotti. Gli agenti hanno a quel punto aperto il fuoco, esplodendo diversi colpi e uccidendo l’uomo, un afroamericano.

Il presidente Obama, dopo aver seguito gli eventi dall’Europa, dove si trova per il vertice della Nato, ha deciso di anticipare il rientro negli Usa di un giorno: raggiungerà Washington nella serata dell’10 luglio, e all’inizio della prossima settimana si recherà a Dallas, una città ferita che piange le sue vittime. Alcuni testimoni l’hanno definita “palcoscenico di una piccola guerra che si è trasformata nella giornata più nera per la polizia americana dall’11 settembre 2001”. Johnson è stato ucciso da un robot killer della polizia, al termine di un confronto durato ore, nei pressi di Dealey Palza, la stessa dove fu assassinato John Fitzgerald Kennedy.

Obama ha rilanciato la necessità del controllo sulle armi: “Se ci interessa la sicurezza dei poliziotti, non possiamo mettere da parte la questione delle armi”, ha detto a Varsavia, ricordando che gli Usa sono l’unico Paese tra quelli avanzati ad avere una violenza in grande scala. Obama ha ricordato che nel caso di Minneapolis c’era un’arma autorizzata nell’auto della vittima ma che essa ha causato in qualche modo la tragedia. “Non saremo in grado di eliminare tutte le tensioni razziali nel nostro Paese o di prendere ogni matto che può prendere un’arma, ma possiamo renderglielo più difficile e lo faremo”, ha promesso. Lo squilibrato che ha compiuto l’attacco a Dallas non è rappresentativo degli afroamericani statunitensi. “Non possiamo lasciare che le azioni di pochi definiscano tutti gli americani”. Il presidente Usa ha però sostenuto che “afroamericani e latini sono trattati in modo diverso dal sistema di giustizia”.

“Gli americani di tutte le razze sono indignati dagli attacchi alla polizia a Dallas o in qualunque altro posto. In questo momento di sfida, voglio dire con chiarezza quello che non cambierà mai: l’impegno costante degli Stati Uniti per la sicurezza e la difesa dell’Europa. Credo fermamente che l’America non sia divisa, come qualcuno suggerisce”, ha sottolineato il presidente. “Questa è stata una settimana dura per le famiglie delle vittime (a Dallas) e per tutte le famiglie americane”.

Secondo le iniziali ricostruzioni a sparare sulle forze dell’ordine sarebbero stati diversi cecchini, almeno due. Ci sono volute ore e molti fermi prima di arrivare ad accertare che il killer era uno solo. “La città è al sicuro”, ha dichiarato il sindaco Mike Rawlings. L’ipotesi dei vari cecchini era legata al fatto che nella manifestazione c’erano “20 manifestanti armati che, sentiti i primi spari, hanno iniziato a correre” traendo in errore la polizia, spiega Rawlings. Mentre manifestazioni contro la violenza delle forze dell’ordine nei confronti delle minoranze si tengono in tutti gli Stati Uniti, le tensioni razziali irrompono in campagna elettorale.

E rappresentano un test per Hillary Clinton e Donald Trump. “C’è troppa violenza e troppo odio. E’ necessario ammettere che esistono ancora pregiudizi impliciti nella società e anche nei migliori dipartimenti di polizia” ha detto la Clinton, invitando, tuttavia, a non denigrare i poliziotti. “Le divisioni razziali sono peggiorate, non migliorate. Renderemo l’America sicura di nuovo”, ha commentato Trump.

Il killer era incensurato. Reduce della guerra in Afghanistan, Micah Johnson ha orchestrato l’attacco alla polizia spinto dall’odio verso i bianchi. Sul suo passato emergono, con il passare delle ore, ulteriori dettagli. Nel periodo trascorso in Afghanistan come falegname nella 420ma brigata del Genio è stato accusato – secondo Bradford Glendening, il legale che gli era stato assegnato – di molestie sessuali. La soldatessa aveva messo in evidenza che l’uomo aveva bisogno un “aiuto psicologico”, facendo anche richiesta di un ordine restrittivo nei suoi confronti. L’esercito aveva, quindi, avviato le pratiche per allontanarlo. “Non piaceva ai suoi superiori, era chiaro da come ne parlava il suo comandante” ricorda Glendening. Rientrato negli Stati Uniti, Johnson era tornato a vivere con la madre a Mesquite, vicino Dallas: un’area pacifica, dove i vicini lo ricordano come una persona tranquilla, non pericolosa.

E proprio in casa aveva un arsenale: la polizia ha trovato materiale per costruire bombe, fucili, munizioni e giubbotti anti proiettili. Sulla sua pagina Facebook, fatta sparire poco dopo il suo riconoscimento, aveva segnato come “Mi Piace” due gruppi: le Black Panther e l’African American Defense League. In risalto anche una sua foto con Richard Griffin del gruppo rap Public Enemy. Griffin è salito alle cronache nel 1980 per i suoi commenti antisemiti. Era un “simpaticone, non certo un individuo violento”, lo descrive l’amico e vicino di casa Israel Cooper. “Istruito” e “apolitico”, ma anche “molto consapevole dell’essere una persone di colore” secondo un altro compagno. “Rideva e cantava durante l’assedio delle forze dell’ordine”, ha detto una fonte di polizia a Nbc. Non sembrava nervoso e anzi, aveva confessato di essersi allenato in palestra in vista dell’agguato, il cui obiettivo, per quanto riferito, era di “uccidere bianchi, perchéè li odiava”.

Mattia Sheridan: