Primo piano

La storia siamo noi

Le lacrime di una squadra pazzesca, bella quanto letale, ma le lacrime anche di scrive, perché la passione, l’appartenenza ti prende quando meno te lo aspetti. L’Italdonne è d’oro a Parigi. Ed è la prima volta nella nostra storia che all’ora di pranzo le ragazze del guru Julio Velasco hanno scritto. Amore, passione, una intensità mai vista, uno spot da portare nelle scuole. Ha vinto la pallavolo, hanno vinto queste splendide ragazze sotto gli occhi del presidente Malagò, commosso, emozionato. Come tutti, come una tribuna impazzita. Muro, alzate col contagiri, schiacciate vincenti, “cucchiai” d’oro sotto rete. Una medaglia d’oro, la quarantesima della nostra spedizione, ma la più bella, la più sofferta, la meno certo, ma quella che ingigantisce il valore della nostra spedizione. Campionesse olimpiche, donne che hanno cercato, trovato e voluto quell’oro, scalzando dal trono le campionesse uscenti dell’America. Chapeau.

Un sogno che s’avvera

Velasco sceglie le solite sei: Orro, Egonu, Bosetti, Sylla, Danesi, Fahr e il libero De Gennaro. Spinge subito l’Italia, gran muro, difesa impeccabile e subito 5-1, con Sylla che dietro non fa passare uno spillo e Paola Egonu che schiaccia con incredibile semplicità. A metà gara vantaggio consolidato con un 14-7 di incredibile bellezza: muro e difesa fanno la differenza. Poi le azzurre subiscono qualcosa in ricezione, soffrono un po’ le battute di Ogbogu: 15-11. Entra Antropova e l’Italia torna a macinare. Lei e Cambi riportano ordine e l’Italia allunga, prima a 18-13 poi a 20-16. Egonu è immensa, firma 11 punti, schiaccia, delizia con pallonetti incredibili, due errori delle americane e i giochi sono fatti: 25-18 al primo set.

Secondo set

Si riparte di slancio, americane aggressive, si gioca punto a punto, dal 31 statunitense al 5 pari e pallonetto di Sylla per il primo vantaggio Italia. Ma che spettacolo con la Bosetti implacabile. Non c’è un attimo di tregua. Pallonetto di Sylla poi il muro e Italia sul 10-8. Americane vive, Danesi schiaccia nel cuore nella retroguardia statunitense che faticano ad uscire: 12-9 Italia da urlo. Come quello che si leva dalle tribune. Incanta, gioca bene, diverte e si diverte, in poche parole, uno spettacolo. Altro muro che fa impallidire quello che una volta era Berlino, e l’Italia vola a +4: 13-9. Egonu prende l’ascensore, da zona uno è letale, Fahr è dolce quanto spietata sotto rete, poi ancora Egonu che rende facili anche le cose più difficili: 16-12. Un solo centimetro in schiacciata tiene in vita le americane, Sylla spegne di nuovo gli ardori: 18-14 e poi 20-16. Antropova in battuta, gli Usa difendono con affanno e azzurre a +5: 21-16. La bomba della Fahr che concede il bis: 23-18 poi altra schiacciata del fenomeno Antropova che ci porta al set point: 24-19. Ci pensa la superlativa Paola Egonu, schiaccia come se non ci fosse un domani: 25-19 e siamo 2-0.

L’Italvolley scappa

È il set più difficile nonostante il doppio vantaggio, perché adesso le americane giocano il tutto per tutto per tornare in gara, per tornare a rivedere uno spiraglio di luce dopo essere finite sotto il rullo compressore azzurro. Non è una passeggiata, ma l’Italvolley riesce a rendere facile anche le cose più improbabili. Equilibrio, 6-6 dopo un capolavoro di Orro. Danesi mura che è una bellezza, poi la splendida schiacciata di Sylla: 9-6. L’urlo azzurro nonostante Washington e Plummer provino a tenere alta la bandiera Usa. Egonu e triplo ace di Orro, Italia a +6 (12-6). Le statunitensi vedono l’oro allontanarsi sempre più, il muro azzurro è fenomenale: 15-9. Kiraly prova a cambiare qualcosa, con le statunitensi che continuano a crederci con la forza della disperazione. Egonu schiaccia ancora e anche la visione al monitor ammutolisce la chiamata Var degli americani: 16-11. Il muro di Antropova e Fahr, americane che provano, provano e provano ancora, ma la palla non cade mai. Antropova ha l’arma in più in battuta: 20-14.

Sprint per l’oro

Velasco mescola in continuazione il sestetto, la musica non cambia, Sylla mura ancora con ferocia: 21-15. Siamo al rush finale, errore americano in ricezione, muro e difesa sono un fortino invalicabile, Bosetti la mette dove nessuno può arrivare: 23-16, traguardo vicino. Ancora il muro azzurro ed è gold medal point. Le americane rispondono scomposte all’attacco azzurro, palla fuori. È oro, 3-0 pazzesco. Piangete pure, anzi facciamolo insieme con tutti gli italiani. Ragazze d’oro che ci hanno regalato un sogno, coronato partita dopo partita. Mai una esitazione, il 3-0 che diventa il marchio di fabbrica della banda Velasco, con un solo set perduto in tutto il torneo olimpico. Fantastico. . Sventola il tricolore in ogni angolo, sventola con orgoglio perché non avevano mai superato i quarti. Siamo andati ben oltre, vincendo quello che nessuno avrebbe potuto immaginare. Carlotta Cambi, Alessia Orro, Paola Egonu, Ekaterina Antropova, Caterina Bsetti, Gaia Giovannini, Myriam Sylla, Loveth Omoruyi, Marina Lubian, Anna Danesi, Sara Fahr. Grazie ragazze, la vostra storia è già leggenda.

Massimo Ciccognani

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