Lo scorso 14 gennaio 800 bambini accompagnati dai loro genitori naturali o affidatari della Comunità Papa Giovanni XXIII sono stati ricevuti in udienza da Papa Francesco in Vaticano.
La Comunità Papa Giovanni XXIII (APG23), fondata nel 1968 da don Oreste Benzi è fatta di persone che condividono ogni giorno la propria vita con i poveri, con chi vive ai margini, bambini abbandonati, persone sole. In 500 realtà tra Case Famiglia, mense per i poveri, centri nutrizionali, Capanne di Betlemme per i senza tetto, comunità terapeutiche, cooperative sociali e case di accoglienza, in oltre 40 paesi del mondo, i membri e volontari della Comunità realizzano il grande progetto del fondatore: essere la famiglia di chi non ce l’ha.
Le parole del Papa
Bellissime le parole che il Pontefice ha rivolto agli oltre 1300 presenti. “‘Quel bambino o quella bambina ha dei problemi, però è sempre sorridente…”. Come mai?’ Perché si sente amato, amata, si sente accolto, accolta, così com’è. Il sorriso è un fiore che sboccia nel calore dell’amore” ha esordito il Papa rivolgendosi ai bambini dopo essere arrivato in Aula Paolo VI a piedi con il solo ausilio di una stampella.
“Grazie a don Oreste (Benzi) per aver dato vita alle case famiglia. – ha continuato il Santo Padre – La famiglia è il luogo dove curare tutti, sia le persone accolte che quelle accoglienti, perché è la risposta al bisogno innato di relazione che ha ogni persona”.
La storia di Marianna Bergoglio, la “figlia adottiva” del Papa
Tanti i piccoli normodotati e disabili, accolti nelle case famiglia di don Oreste Benzi, che hanno dialogato col Santo Padre. Tra di loro c’era anche una bimba speciale, che porta il cognome del Papa: Marianna Bergoglio, sette anni, idranencefala.
L’idranencefalia è una forma gravissima di porencefalia in cui gli emisferi cerebrali sono quasi completamente assenti. All’esame obiettivo, il capo può sembrare normale, ma, alla transilluminazione, la luce quasi non incontra ostacoli. La vita di Marianna è dunque segnata da questa gravissima malattia, ma non per questo ha meno valore delle altre.
Interris.it ha raccolto la sua storia e le emozioni vissute durante l’incontro del Papa dalla bocca della mamma di Marianna, Nuccia Pennisi, che con suo marito Antonio Chiarenza portano avanti la casa famiglia “Maria Madre della resurrezione” di Catania.
L’intervista a Nuccia Pennisi, mamma di casa famiglia e di Marianna
La storia di Marianna è davvero particolare. Vuoi raccontarcela?
“Marianna fu abbandonata alla nascita in ospedale dopo gli esiti della radiografia prima del parto che svelava una grave malformazione cerebrale. Marianna è nata prematura alla 33esima settimana nel reparto maternità dell’ospedale Umberto I di Enna il 27 luglio 2015. La madre, di origini romene e già madre di un bambino malato, l’ha abbandonata alla nascita e il padre non l’ha voluta riconoscere. Dopo il rifiuto dei suoi genitori, la neonata è stata accolta dai medici e dagli infermieri dell’ospedale che l’hanno curata ed amata accudendola amorevolmente come un figlia.
Perché il suo cognome è Bergoglio?
“La piccola – sola al mondo – è stata registrata all’anagrafe con il nome Marianna e il cognome del Papa (Bergoglio) rendendola ‘figlia adottiva’ del Pontefice, pastore che ama e accoglie come un padre i poveri, gli emarginati, i profughi e tutti gli scartati. Come lei, abbandonata in ospedale a causa della sua malattia”.
Come è arrivata Marianna a casa vostra?
“L’ospedale, non potendo tenerla a lungo nel reparto, si è attivato ed ha cercato sin da subito una struttura di accoglienza: famiglia, istituto, casa famiglia o centro assistenziale che si prendesse cura della piccola Bergoglio. Ci siamo proposti noi, che abbiamo una casa famiglia ed accudiamo, oltre ai nostri 4 figli naturali, altri 5 bambini (tra cui Marianna), alcuni dei quali con disabilità. In tutto, siamo 11 persone. C’è molto da fare ma la casa è piena di vita!”.
Quanto tempo aveva Marianna quando l’avete accolta nella vostra famiglia?
“Aveva due mesi”.
Cosa vi aveva spinto ad aprire una casa famiglia?
“Abbiamo conosciuto la Comunità Papa Giovanni XXIII quando, appena sposati, abbiamo iniziato a partecipare al programma di affidamento familiare con il Comune di Catania. Lì abbiamo incontrato le famiglie della Comunità e ci siamo innamorati di questa esperienza che era proprio quello che desideravamo: aprirsi agli altri quotidianamente e non una sola volta alla settimana”.
Cosa ha provato Marianna nell’incontrare il Papa?
“E’ difficile dire cosa abbia provato nel profondo, perché non comunica a parole: non è in grado di parlare. Però – nonostante il viaggio da Catania a Roma lungo e faticoso – Marianna ha mostrato una grande serenità sia prima, sia durante, sia dopo l’incontro col Papa. E’ stata bene tutto il giorno: non ha pianto per la stanchezza né per altro. Ha provato e trasmesso serenità a tutti”.
Cosa ha fatto il Papa?
“Dopo il discorso, Papa Francesco si è fatto spingere in carrozzina – a causa dei dolori al ginocchio – tra le tante persone intervenute all’udienza. Quando è passato vicino a noi, gli ho chiesto di benedire Marianna e gli ho raccontato la sua storia e che lei portava il suo cognome. Il Santo Padre ne è rimasto particolarmente colpito e commosso. L’ha guardata con amore, le ha sorriso con grande dolcezza, l’ha benedetta e le ha fatto una carezza paterna. E’ stato un momento di grande intensità, anche per Marianna che ha un modo unico e tutto suo di percepire la realtà intorno a lei. Ma non per questo meno intenso di noi ‘normali'”.
Il responsabile APG23, Paolo Ramonda – nel suo saluto al Papa – ha detto: “Alcuni di questi bimbi hanno delle disabilità gravi, ma anche delle qualità super!”. Qual è la qualità super di Marianna?
“Marianna ha la capacità incredibile di affascinare tutte le persone che la incontrano e conoscono. E’ successo così sin dal primo istante di vita. Perché questa bambina non dovrebbe avere nessun tipo di reazione: per la sua patologia, infatti, dovrebbe essere un vegetale. Invece non è così! Marianna reagisce agli stimoli esterni: piange, ride, si arrabbia, prova gioia…insomma: vive e crea relazioni. E’una cosa incredibile per chiunque la incontri che ne rimane colpito nel profondo. Inoltre, nella nostra famiglia, Marianna rappresenta il baricentro: lei riporta alla semplicità le situazioni complesse. Marianna ha bisogno ogni giorno di amore e cure concrete, non di chiacchiere. Il suo super potere è richiamare tutti all’essenzialità della vita”.