Il Partito popolare centra un buon successo alle elezioni spagnole, affermandosi come primo partito ma senza raggiungere la maggioranza (169 seggi contro i 176 necessari). E il flop del potenziale alleato, Vox, apre a numerosi scenari. Incluso un nuovo voto.
Elezioni in Spagna: i risultati
Il vantaggio del Pp sul Psoe aumenta e arriva a 14 seggi quando è stato scrutinato il 90% dei voti in Spagna. I popolari hanno per ora 136 seggi, il Psoe 122. Terzo Vox con 33, quarto Sumar con 31. Al momento il blocco delle destre sarebbe fermo a 169 seggi, sette in meno della soglia della maggioranza assoluta alle Cortes (176 seggi). Si allarga a 5 seggi il divario tra il Pp e il Psoe quando si è arrivati al 75% dello scrutinio. Il partito popolare di Feijòo si attesta a 132 seggi, quello di Sanchez a 127. Terzo Vox con 33 parlamentari, quarta Sumar con 30. Sorpasso del Pp sul Psoe 131 a 128 seggi quando lo scrutinio in Spagna è al 62%. Terzo con 33 seggi Vox, quarto Sumar con 30. Da sottolineare che stanno entrando nel conteggio generale i voti di Madrid, baluardo popolare, i cui dati sembrano aver registrato qualche ritardo. A metà dello scrutinio, è testa a testa tra i principali partiti spagnoli: il Psoe ha 131 seggi, il Pp 130. Terzo posto per Vox, con 31, davanti di un solo seggio a Sumar con 30.
Iniziano ad arrivare i primi dati reali in Spagna, anche se ovviamente ancora parziali. Quando lo spoglio ha raggiunto il 24% delle schede, i socialisti sono in testa con 133 seggi, secondo il Pp con 127, terzo Vox a 33 e quarto Sumar con 29 parlamentari. Sono dati che rilevano i primi voti arrivati al ministero dell’Interno in semplice ordine temporale, non una proiezione di un campione statistico.
Maggioranza in bilico
Il Partito popolare vince le elezioni in Spagna diventando di gran lunga il primo partito, a scapito però del suo potenziale alleato Vox, che crolla nelle urne, con il risultato che la maggioranza nel Paese iberico è in bilico. I sondaggi diffusi dai media a chiusura dei seggi, di solito molto affidabili da queste parti, offrono stavolta due scenari radicalmente opposti e contradditori. Secondo quello della Rtve, la televisione pubblica, il partito di Alberto Nunez Feijòo (145-150 seggi) e quello di Santiago Abascal, insieme, sono sotto di tre seggi rispetto alla soglia necessaria per conquistare la maggioranza assoluta delle Cortes (176 seggi) e poter andare al governo.
Il partito del premier
Il Psoe del premier uscente Pedro Sanchez terrebbe con una forbice tra i 113 e i 118 seggi; Sumar, la coalizione di sinistra guidata da Yolanda Diaz, si piazzerebbe al terzo posto con 28-31 scranni. Quarta Vox che, invece, uscirebbe dimezzata rispetto al 2019, con un numero di seggi tra i 24 e i 27. Di contro, il secondo sondaggio, quello commissionato dal canale privato Telecinco, assicura ai due partiti della destra una solida maggioranza, addirittura pari a 181 seggi. Sarebbe confermato il boom del Pp con 150 seggi, così come il flop di Vox con 31 seggi. Ma il Psoe, secondo questi dati, si fermerebbe a 112 seggi e la sinistra di Sumar finirebbe quarta, sotto il partito di Abascal, con 27 parlamentari.
Destra, mezzo flop
Se fossero confermati i dati della tv pubblica, la destra spagnola potrebbe aver fallito nel suo obiettivo di dare la spallata al governo socialista e di archiviare per sempre l’odiato ‘sanchismo’. In sintesi, si allontanerebbe quel “governo dei patrioti” auspicato dalla premier Giorgia Meloni in collegamento con un comizio di Vox una decina di giorni fa. Nel caso in cui invece i dati reali daranno ragione a Telecinco, a Madrid, come in tanti altri Stati europei, l’alleanza tra popolari e ultraconservatori avrebbe sfondato. Un dato che se fosse confermato assumerebbe un significato fondamentale anche in vista del voto per l’Europarlamento dell’anno prossimo, una sorta di prova generale di un cambio di maggioranza anche a Bruxelles.
Il risultato della sinistra
A sinistra, invece, secondo la Tv pubblica, il Psoe e Sumar avrebbero tra i 141 e 149 seggi, più o meno quelli ottenuti dal Pp, a cui però il blocco di sinistra potrebbe aggiungere – come ha già fatto nella scorsa legislatura – quelli ottenuti dai partiti locali, che tutti insieme valgono tra i 31 e i 34 seggi. Con questi numeri, Sanchez potrebbe aver vinto la sua scommessa: mandare al voto un Paese nella prima data possibile, il 23 luglio, con 40 gradi all’ombra, pur di evitare di essere messo sulla graticola per lunghi mesi dopo la scoppola elettorale delle amministrative del 28 maggio scorso. Secondo i numeri di Telecinco, Feijòo sarebbe comunque costretto a governare con Vox, cosa che fa già in diverse regioni, ma potrebbe offrire alla Spagna un esecutivo autonomo, non più appoggiato dai partiti indipendentisti, catalani e baschi. Uno scenario che, come ha già annunciato Santiago Abascal nei giorni scorsi, potrebbe riaccendere la tensione, soprattutto in Catalogna, dove le concessioni di Sanchez ai più radicali avevano portato ad un clima meno teso e ad una convivenza meno complicata. La notte elettorale spagnola si annuncia ancora lunga.
Fonte: Ansa