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SIRIA, 8 BAMBINI MORTI NEI RAID GOVERNATIVI

Otto bambini e quattro donne sono morti a seguito dei raid portati a termine dal governo siriano nella provincia orientale di Deyr az Zor. Lo ha riferito l’Osservatorio nazionale per i diritti umani, il quale precisa che le vittime, momento, sono 23. Il bilancio, infatti, secondo la ong che parla di “massacro”, è destinato a salire perché ci sono diversi feriti in gravi condizioni. I bombardamenti sono stati compiuti sulla località di Al Suq al Meqbi, nella città di Al Mayadin. La provincia interessata è la più ricca di giacimenti di petrolio e gas in Siria, ed è in gran parte sotto i controllo dello Stato islamico. Una strage che scuote i leader occidentali e non solo, impegnati in questi giorni al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite a discutere anche della guerra civile nel Paese mediorientale.

Per la risoluzione della crisi Russia e Stati Uniti hanno proposte diverse. Seda Mosca continuano a ribadire che la pace e la sconfitta dell’Isis passano attraverso il sostegno militare a Bashar al Assad, da Washington ribadiscono il “no” ad aiutare un regime considerato il vero responsabile del conflitto. Al massimo, ha spiegato Obama, il dittatore potrà gestire una fase di transizione verso la democrazia. Ma dovrà comunque andarsene. Un mini apertura che, però, non piace agli oppositori siriani. In una nota diffusa alla stampa si legge che la Coalizione nazionale delle forze rivoluzionarie chiede una soluzione giusta e politica della crisi, la quale si basi sul documento di Ginevra e sulla risoluzione dell’Onu 2118 sull’eliminazione delle armi chimiche in Siria, “respingendo ogni tentativo di mettere da parte la rivoluzione siriana”.

Inoltre, per i ribelli, “la presenza russa in Siria è finalizzata unicamente a proteggere il regime di Assad”. Il riferimento è al rafforzamento della presenza militare russa a Latakia, roccaforte alawita (la setta sciita di Assad) lungo la costa occidentale del paese mediorientale. Dalle foto satellitari diffuse dai media internazionali si evince che i militari russi avrebbero completato due piste per il decollo di aerei da guerra in Siria. Le basi si aggiungono ai mezzi militari terrestri e sistemi anti-missile SA-22 (alcuni ipotizzano anche S-300), velivoli ed elicotteri d’attacco in grado di colpire bersagli a terra trasportati in queste settimane a Latakia.

Gli armamenti sono aumentati in particolare dopo l’attacco con colpi di mortaio che nei giorni scorsi ha colpito l’ambasciata russa a Damasco. Inoltre sarebbero giunti presso l’aeroporto Bassel al Assad di Latakia dodici bombardieri tattici a bassa quota Su-24 Fencer, dodici aerei da attacco al suolo e supporto ravvicinato Su-25 Frogfoot e quattro supercaccia Su-30SM. L’entrata in campo della Russia, che in queste settimane ha aumentato le sue forniture di armi all’esercito siriano, ha dato nuovo slancio ad Assad, consentendo in particolare all’aviazione di contrattaccare i terroristi in aree rimaste per mesi sotto lo stretto controllo dello Stato islamico.

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