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Sgomberi di Piazza Indipendenza, Raggi: “Fatto il nostro dovere”

Un concitato “day-after” quello andato in scena per tutta la giornata a Roma, dopo gli scontri di ieri in Piazza Indipendenza fra la Polizia e gli immigrati sgomberati da Palazzo Curtatone sabato scorso, accompagnati da uno strascico polemico legato ai lanci di oggetti durante i tafferugli e, in particolare, all’audio isolato di un funzionario delle Forze dell’ordine nel quale si udiva l’incriminata frase “Se tirano qualcosa rompetegli il braccio”. Sulla questione si sono espressi in tanti, dal prefetto Gabrielli al vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio mentre, sullo sfondo, si andava delineando un primo accordo tra la comunità eritrea e il Campidoglio, che avrebbe firmato un accordo con la società Sea (gestrice dell’immobile di via Curtatone), per mettere a disposizione sei unità immobiliari che consentiranno per 40 persone con fragilità, le quali verranno ospitate per un periodo di 6 mesi senza alcun onere finanziario per l’amministrazione.

La risposta di Raggi

Dell’operato della sindaca in merito alla questione immigrati, aveva parlato a “Omnibus”, su La7, lo stesso Luigi Di Maio, il quale aveva spiegato che “non possiamo usare ancora una volta questa questione contro la Raggi, perché la Raggi si deve occupare della questione migranti ma prima di tutto dei romani”. L’esponente M5S aveva inoltre criticato l’offensiva contro l’agente di polizia, affermando come faccia “più notizia questo che il lancio di bombole contro la polizia”. Ma a difendere il lavoro del Comune, dopo alcune ore, ci ha pensato la stessa Virginia Raggi che, in un post su Facebook, ha spiegato che “in Italia l’accoglienza è ormai una vera e propria emergenza ma, piuttosto che affrontare la questione, stiamo assistendo a un vergognoso scaricabarile. C’è chi si indigna ma poi volta la faccia dall’altra parte. C’è ipocrisia. Mi riferisco allo sgombero di via Curtatone a Roma. Un edificio occupato abusivamente e sottratto a un gruppo di imprenditori”.

Sindaca: “Fatto nostro dovere, la Regione no”

Nel lungo post, la sindaca ha ribadito che “nei mesi scorsi abbiamo provato a fare un censimento per capire chi avesse diritto a ricevere assistenza ma agli operatori del Comune di Roma è stato impedito più volte di entrare nel palazzo dagli stessi occupanti. La Prefettura, nei dati che ci ha comunicato il giorno dello sgombero, non ha citato la presenza di 37 bambini. Siamo stati avvisati dello sgombero a poco più di 12 ore dall’inizio. Abbiamo messo in campo tutte le nostre forze, offrendo accoglienza mediante la Sala Operativa Sociale (Sos). Un dovere che non tutti hanno compiuto. Mi riferisco senza mezzi termini alla Regione che ha disatteso il decreto legge Minniti che la chiama direttamente in causa. Ma mi riferisco anche all’assenza di adeguate politiche nazionali”.

Il caso di Forano

E, mentre nella Capitale si discute sui fronti delle responsabilità, la polemica si è allargata anche nel reatino, dove il sindaco di Forano, Marco Cortella, si è detto contrario all’idea di ospitare a Gavignano di Forano i migranti sgomberati: “la comunità non l’accetterebbe e non per un problema di razzismo ma per oggettivi problemi caratterizzati già dall’elevato numero di migranti ospitati a Forano.  Siamo di fronte all’inciviltà istituzionale, in quanto né io né il Prefetto di Rieti, da me contattato telefonicamente, eravamo a conoscenza di questo presunto accordo tra il Comune di Roma e la Sea srl, per trasferire migranti”.

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