Lo scorso 11 novembre abbiamo pubblicato sulla nostra testata un’intervista realizzata dal professor Daniel Pommier dal titolo L’ambasciatore dell’Azerbaigian a Interris.it: “A Roma per parlare di pace”. Riceviamo e pubblichiamo la richiesta di replica da Garen Nazarian, Ambasciatore dell’Armenia presso la Santa Sede.
La replica dell’Ambasciatore Garen Nazarian
Spett.le Redazione, Egregio Sig. Pommier,
Ho molto apprezzato la disponibilità a presentare punti di vista diversi sugli ultimi sviluppi nel Caucaso meridionale, come evidenziato dalla vostra intervista dell’11 novembre scorso al signor Amirbayov, inviato speciale dell’Azerbaijan e vorrei, a mia volta, raccontare brevemente quanto sta facendo l’Armenia per garantire stabilità e sicurezza nella regione.
Il blocco di 10 mesi del Nagorno-Karabakh da parte dell’Azerbaijan, la crisi umanitaria, la mancanza di cibo, medicine, gas ed elettricità e, come culmine, l’offensiva militare su larga scala e l’attacco indiscriminato a civili e infrastrutture hanno portato all’esodo forzato e alla pulizia etnica dell’intera popolazione autoctona armena del Nagorno-Karabakh, costretta ad abbandonare le proprie case, le proprie chiese e un patrimonio culturale e religioso millenario.
Al momento l’Armenia deve far fronte al massiccio afflusso di oltre 100.000 rifugiati dal Nagorno-Karabakh – tra cui 30.000 bambini – che in pochi giorni hanno lasciato la terra dei loro avi per paura di persecuzioni e violenze. Il governo armeno, in collaborazione con organizzazioni e partner internazionali, ha adottato una serie di misure per rispondere alle esigenze dei rifugiati in termini di sussistenza, protezione e recupero.
Non di meno fondamentale è la conservazione dell’eredità cristiana lasciata in Nagorno-Karabakh e la sua protezione da atti vandalici e saccheggi. Già dall’autunno del 2020 la Repubblica d’Armenia continua ad allertare la comunità internazionale sulla politica di distruzione, profanazione e appropriazione del vasto patrimonio religioso e culturale all’interno e nei dintorni del Nagorno-Karabakh, messa in atto dall’Azerbaijan. Ricordiamo che le misure provvisorie giuridicamente vincolanti emesse dalla Corte internazionale di giustizia il 7 dicembre 2021 obbligano l’Azerbaijan ad “adottare tutte le misure necessarie per prevenire e punire atti di vandalismo e profanazione del patrimonio culturale armeno, inclusi ma non limitati a chiese e altri luoghi di culto, monumenti, punti di riferimento, cimiteri e manufatti”.
L’Armenia sostiene incessantemente gli sforzi internazionali per promuovere una cultura di pace e tolleranza, nel pieno rispetto e nella promozione dei diritti umani in tutta la regione. Solo con la partecipazione attiva dei partner internazionali e l’impegno dell’Azerbaijan nei confronti dei principi del diritto internazionale e di una futura convivenza, sarà possibile raggiungere la pace nella regione.
La nostra posizione sul processo di normalizzazione delle relazioni Armenia-Azerbaijan e sulla riaffermazione dell’impegno dell’Armenia nell’agenda di pace è stata ampiamente espressa nella Dichiarazione Quadrilatera adottata il mese scorso a Granada dai leader di Armenia, Francia, Germania e dal Consiglio Europeo. Infine, per il futuro della regione è importante escludere l’uso o la minaccia della forza e attuare programmi come il “Crocevia della Pace” sviluppato dal governo armeno.
Garen Nazarian, Ambasciatore dell’Armenia presso la Santa Sede