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Senza infamia e senza gloria

Giochi Olimpici da dimenticare sul piano dell’organizzazione. Dall’acqua sporca della Senna, ai disagi del Villaggio Atleti.

Scollinato il gran premio dei Giochi, inizia la fase discendente, quella dal punto di vista tecnico più ricca di emozioni perché si assegnano i primi più gustosi, dagli individuali di atletica alle medaglie di squadra. A metà del guado, il bottino azzurro è quasi in linea con le previsioni, anche se manca qualcosina che abbiamo maldestramente lasciato per strada. Diciannove medaglie, di cui sei d’oro, otto d’argento e 5 di bronzo, ma “the best is yet to come”. Se il meglio deve ancora venire, lo scopriremo solo vivendo. L’attesa c’è ed è palpabile a Casa Italia, dove si fanno i primi conti di una spedizione che magari sperava, a metà rassegna, di aver superato il muro delle venti medaglie.

Giochi complicati

Ma questi Giochi francesi non sono iniziati bene e stanno continuando peggio. Le lamentele, di tutti, non solo degli italiani, sono la colonna sonora di giornate dove l’attesa per la medaglia si mischia con una situazione ambientale da campionato regionale, dove l’organizzazione è quella che è, affidata spesso all’improvvisazione e altre all’incapacità gestionale di far funzionare una macchina che pure avrebbe dovuto essere perfetta.

L’acqua della Senna

Cominciando dall’acqua della Senna che è lontana parente di quell’acqua azzurra acqua chiara di Battisti. Qui sembra di immergersi nelle malsane acque brasiliane, coe quelle della Baia di Guanabara che nel 2016 ospitarono le gare di vela e di nuoto libero. La Senna fa schifo, senza usare giri di parole, e non bastano le rassicurazioni del Comitato organizzatore, che stridono con le tante gare rinviate per la situazione dell’acqua. Sporca, regno di animali da fogna, odore molto aspro. Ne sanno qualcosa quegli atleti del triathlon che a fine gara hanno ripetutamente vomitato dopo aver ingoiato chissà cosa. Non va bene, ma questo lo si era capito da subito, dalle denunce degli atleti, a cominciare da Gregorio Paltrinieri, per finire con il belga Vermeylen che alla fine della gara, ha dichiarato di aver visto sott’acqua “cose cui non dovrei pensare”.

Programma a tutti i costi

La verità è che la Senna è sempre stata sporca e non è mai stata al centro dei pensieri degli organizzatori in fatto di sicurezza. La salute prima di tutto? Manco per idea. Qui conta il business a tutti i costi e chissene se qualche atleta si ammala. Gli sguardi degli atleti che hanno gareggiato nel fiume, sono tutte un programma. E qualcuno si augurò di non dover tornare più in acqua. Alla faccia della medaglia.

Il problema del Villaggio olimpico

La Francia, dal punto di vista organizzativo, ha fallito. Lo stesso Villaggio, annunciato in pompa magna quale gioiello da dover tramandare all’umanità, è stato un fiasco clamoroso. Manca l’aria condizionata, letti e materassi magari ecologici, ma di cartone, dove un po’ per il caldo, un po’ per il rumore d’ambiente, non si riesce a riposare. E il sonno è l’alleato numero uno per chi va in gara. Se non riposi, non sei lucido, ti manca lo sprint. Ma, soprattutto, il caldo asfissiante ha costretto molti atleti a cercare l’alternativa nei prati fuori gli alloggi, dove fa ugualmente caldo, ma almeno un po’ si respira. Come ha fatto Ceccon, oro olimpico nei 100 dorso, che non ha trovato di meglio che dormire all’aperto. Parliamo di atleti da medaglia, trattati come gli ultimi arrivati, tanto che in molti hanno lasciato il villaggio olimpico per accomodarsi in hotel. Le Olimpiadi della tecnologia, dell’inclusione e del rispetto, sono state un flop. Per non parlare del mangiare, da peggior fast food. Rimangono ancora otto giorni prima che cali il sipario, su una Olimpiade che non sarà certo ricordata per bellezza. Rimangono le medaglie, quelle ancora da assegnare. Ed è lì che l’Italia strizza l’occhio, per superare il numero di Tokyo (40) e portarne a casa qualcuna in più. Perché per ricordare nel tempo un evento, c’è bisogno di un grande risultato.

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