Scuole paritarie a Montecitorio: in piazza per la sopravvivenza

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Hanno scelto la piazza le scuole paritarie, quella di Montecitorio, dove si sono riunite per lanciare ancora una volta l’appello che, ormai da mesi, stanno sottoponendo all’attenzione del governo: sostegni agli istituti o chiusura. Il messaggio è chiaro: il 30% delle paritarie rischia di non riaprire a settembre, generando un gap di 300 mila posti che, giocoforza, verranno riversati nei locali della scuola pubblica statale, con un coso stimato di 2,4 miliardi di euro di spesa complessiva, a fronte del miliardo richiesto per impedire il tracollo per gli istituti in questione. Istanza gridata a gran voce ai piedi della Camera dei Deputati, fra slogan, megafoni e mascherine, con studenti, dirigenti scolastici, genitori: tutti uniti sotto la bandiera della scuola, anzi, di un intero sistema che rischia di prendere in pieno volto la scudisciata di un mancato appoggio alle paritarie.

Ingranaggio da avviare

Fra i manifestanti, anche suor Anna Monia Alfieri, da tempo in prima linea per richiedere al Parlamento il voto sugli emendamenti che consentirebbero agli istituti paritari di restare a galla, continuando a garantire il servizio pubblico d’istruzione per gli allievi e la libertà di scelta educativi per i genitori. Una battaglia, quella di suor Anna Monia e degli altri rappresentanti scolastici, non esente da avversità ma che, ancora una volta, incassa il sostegno ampio e trasversale di opinione pubblica e classe politica. Alcuni esponenti dei gruppi politici presenziano in piazza, altri mandano un messaggio: un ulteriore tassello nella spinta che ancora serve all’ingranaggio da mettere in moto affinché vengano elargiti i fondi richiesti per far sì che un intero sistema non venga paralizzato.

Sostegno o chiusura

Simbolica la protesta che ha visto una fila di zainetti rosa disposta sul selciato di Piazza Montecitorio, a rappresentare la possibilità che tanti studenti debbano essere costretti a lasciare il proprio banco, per entrare a far parte di una pagina che significherebbe una sconfitta su tutti i fronti. Le risposte dovranno emergere dall’esame degli emendamenti, da lì verrà fuori il resoconto definitivo sul futuro di un comparto che chiede di sopravvivere e di continuare a essere un’alternativa a disposizione della scelta educativa delle famiglie. La parola d’ordine è sostegno. Senza, si aprirebbe una voragine che il sistema scuola farebbe fatica a riparare.

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