I due capistazione di Corato e Andria sono i primi due indagati per il disastro ferroviario avvenuto ieri sulla linea Andria-Corato, un incidente che ha causato la morte di 23 persone e il ferimento di una cinquantina di passaggeri.
L’inchiesta della procura di Trani, in particolare, deve accertare tre aspetti: la dinamica, la responsabilità, e il perché dei ritardi nell’ ammodernamento della linea che da Ruvo di Puglia verso il Nord è a binario unico.
“Sono stato io ad alzare quella paletta. Ho dato il via. Adesso mi buttano tutti la croce addosso, ma non è stata solo colpa mia”, così Vito Piccarreta, il capostazione di Andria, reagisce all’inchiesta a suo carico. Chi lo conosce bene parla di un uomo “schiacciato dal peso di tutta quella gente morta in modo orribile”, ma precisa come nella sua vita sia stato sempre una persona professionale e coscienziosa.
Intanto, gli investigatori continuano a cercare di ricostruire la dinamica del disastro: “il problema non è il binario unico, ma è il sistema di controllo che ovunque è automatizzato tranne che qui”, dicono gli esperti. C’è anche chi punta il dito contro le corse aumentate a dismisura in questi ultimi anni, da quando è stato introdotto il metrò per l’eroporto di Bari, denunciando continui ritardi, treni supplementari e un carcico di lavoro maggiore per i pochi dipendenti e le tecnologie ormai obsolete.