Scontro Letta-Conte, il leader M5s attacca i dem

Enrico Letta Giuseppe Conte

Si preannuncia una marcia complicata quella che porterà gli italiani al voto di settembre. Il Governo dimissionario avrà il compito (delicatissimo) di portare a compimento perlomeno le tematiche urgenti, mentre le forze politiche iniziano già a nutrirsi delle tematiche che animeranno la (già cominciata) campagna elettorale. E le prime pagine dei quotidiani infiammano ulteriormente una domenica già scottata dalle temperature bollenti dell’estate, senza pioggia e praticamente senza acqua. Il segretario del Partito democratico, Enrico Letta, ha spiegato a Repubblica che per gli italiani “la scelta è chiara. O noi o Meloni, due Italia profondamente diverse”. Con tanto di citazione berlingueriana, spiegando che il Pd “sarà una campagna casa per casa, strada per strada”. E Letta tende la mano anche ai progressisti (Speranza in primis), così come al gruppo di Carlo Calenda.

L’attacco di Conte: “Pd arrogante”

Temi che hanno tutt’altro che convinto il Movimento 5 stelle e il suo presidente, Giuseppe Conte. Al quale non è piaciuto l’accostamento del Pd al progressismo fatto da Letta, così come l’avvicinamento a Calenda: “Il Pd è arrogante – ha detto a La Stampa -. I progressisti siamo noi”. Per Conte, in merito alle letture sulla fine del Governo Draghi sussiste ipocrisia. “Si prova a scaricare la colpa sul M5s, che ha solo chiesto di risolvere alcune criticità”, ha detto l’ex premier. Definendo “un’infamia” sostenere che il Movimento abbia tradito il patto di governo. Per Conte “il primo colpo di questa crisi l’ha sparato chi ha inserito nel decreto sugli aiuti una norma sull’inceneritore di Roma sapendo perfettamente di mettere due dita negli occhi al Movimento”. Il cortocircuito, sarebbe quindi da attribuire a “un governo di unità nazionale che non riesce a costruire un terreno di dialettica politica, ma si affida a un decisionismo autoreferenziale”.

Freno intese

Per quanto riguarda le aperture dei dem, secondo Conte “non si può pensare di definire con arroganza un perimetro di gioco e stabilire arbitrariamente chi vi è ammesso”. Starebbe quindi al Pd decidere la linea d’azione: “Ovvio che se cercano una svolta moderata che possa accogliere anche Calenda noi non ci possiamo stare”.

Damiano Mattana: