Ci vuole una storia perché un caso di scomparsa susciti un interesse duraturo. Serve almeno un coprotagonista di fama acclarata. O il coinvolgimento di un qualche deviato, uno che sappia scatenare voyeurismo, fame morbosa di notizie: psicopatico, sadomasochista, satanista, fanno tutti al caso. Se pero hai 83 anni, come Giuseppe Ruggiero, e vieni da un paese semisconosciuto ai più, come Coreno Ausonio (Frosinone), puoi scomparire “sereno”. Il clamore dura una o due giornate, ti chiama Chi l’ha visto e se sei fortunato qualche mitomane manda una lettera anonima e allora l’interesse torna per un po’. “Non vale la pena cercare una persona anziana. Non è interessante per nessuno. Il fatto si identifica come allontanamento volontario – racconta il figlio di Giuseppe, Tonino, coordinatore regionale per il Lazio dell’associazione Penelope – Mio padre è diventato un numero della statistica dietro il quale non c’è più una persona né i suoi affetti”.
Dal 1° gennaio 1974 al 30 giugno 2014 le persone scomparse in Italia e ancora da rintracciare sono 29.763 (tra italiani e stranieri). “La questione, dunque – come scrive il Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse, Vittorio Piscitelli, nella relazione 2014 – è seria, anzi serissima”. I minori sono circa 15mila, le donne 10mila. Giuseppe Ruggiero fa parte invece dei 1.320 over 65 non interessanti, dimenticati e troppo facilmente associati a casi di demenza senile. Anche la polizia, a volte, dimentica di applicare le norme in vigore sulla materia se il caso riguarda un vecchio: “Mi hanno chiamato prima: ieri è sparito un 65enne da una clinica di Roma e dal commissariato hanno fatto sapere che le ricerche inizieranno dopo 24 ore dalla segnalazione”. Eppure la legge 203 del 2012 (Disposizioni per la ricerca delle persone scomparse) è chiara: “Ferme restando le competenze dell’autorità giudiziaria, l’ufficio di polizia che ha ricevuto la denuncia promuove l’immediato avvio delle ricerche”.
E’ il 15 maggio 2011 quando “Zio Peppuccio”, così Giuseppe era chiamato in paese, sparisce da Coreno. Lo conoscono tutti e non è il solito vecchietto malato di alzheimer che non ritrova la strada di casa. E’ energico, guida ancora la sua MV Agusta. E’ in sella alla moto che raggiunge Marinaranne, in montagna, per celebrare come ogni anno la “Marcia per la Pace” per la liberazione della cittadina. Giuseppe scambia qualche parola con dei compaesani. Lo invitano al tradizionale pranzo all’aperto, ma lui rifiuta, dice di voler andare oltre il pianoro di Vallaurea a vedere la Linea Gustav, una gita che ha fatto centinaia di volte. A quel punto comincia ad accadere qualcosa di strano. Alcuni testimoni raccontano di averlo visto spostarsi in moto da un punto all’altro della valle, come se fosse in cerca di qualcuno. Ai parenti non parla di impegni particolari e non ha con sé attrezzatura o generi di conforto per l’escursione che dice di voler fare. Da quel momento non si avranno più notizie.
Sono le sette di sera e Tonino sale in montagna per cercare il padre. Trova subito la sua moto ma non nel posto in cui Giuseppe la lasciava abitualmente prima di iniziare le sue camminate. E’ in un punto nascosto e difficile da raggiungere per chi, come Zio Peppuccio, ha una protesi al femore destro. I guanti, da cui non si separava mai a causa di un problema alla mano, vengono subito ritrovati. In quaranta lo cercano fino alle due del mattino, c’è anche il cane di Giuseppe, Rocky. Tra le 100 e le 150 persone continuano a setacciare la montagna per giorni. Volontari, carabinieri, soccorso alpino, Guardia forestale, persino i cani molecolari della polizia. Ma niente.
A giugno arriva Chi l’ha visto, poi le ricerche della polizia producono qualche novità: si viene a sapere di una telefonata fatta da Antonio da un distributore di benzina. E di una chiamata di risposta da un oleificio di Itri. A farla sarebbe stata una lavoratrice stagionale dell’azienda,che però non viene interrogata. Poi più nulla per quasi un anno. A luglio del 2012 arriva lo schiaffo della procura. Il fascicolo viene archiviato in quanto “l’uomo non si è trovato perché finito in qualche crepaccio della zona”. Le ricerche però accertano l’inesistenza di crepacci inesplorabili sul massiccio. Un mese dopo, come da copione, c’è anche una lettera anonima. La scrittura è incerta, il lessico dialettale: qualcuno avrebbe sentito delle grida e uno sparo il giorno della scomparsa. La famiglia sporge ancora querela contro ignoti ma non ne viene fuori nulla. La Procura notifica la richiesta di archiviazione. Così Zio Peppuccio è scomparso, un’altra volta.