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Nodo sci, altolà dell’Austria a Bruxelles: “Con la chiusura, i ristori”

Vienna non concorde con la posizione italiana sulla chiusura degli impianti sciistici. E all'Europa: "Assicuri l'80% dei proventi"

Conte e Von der Leyen parlano di una strategia comune per le festività natalizie, giusto un giorno dopo l’altolà del premier italiano alla riapertura delle piste da sci. Uno dei fattori di maggior indotto, per le regioni del Nord, durante il periodo invernale. Ma anche, secondo il governo italiano, di maggior rischio contagi, soprattutto se si dovesse consentire una ripresa, sia pure in sicurezza, della stagione sulla neve. Una strategia che non ha comunque convinto la vicina Austria, che pur in una situazione di lockdown, non sembra voler rinunciare a un Natale con gli impianti sciistici aperti.

Non uniformandosi, quindi, a quella che è finora la visione italiana sulla questione e, inoltre, annunciando un’eventuale richiesta di rimborso qualora la decisione della serrata arrivasse direttamente da Bruxelles. “Non posso condividere l’iniziativa italiana – ha detto il ministro delle Finanze Elisabeth Koestinger -. In Austria ci sarà di certo un turismo invernale. I nostri operatori turistici si baseranno su un ampio protocollo di sicurezza, l’apres ski per esempio non sarà consentito”.

La posizione dell’Austria

A frenare Vienna sull’accomodamento rispetto alla strategia italiana, è soprattutto l’indotto proveniente dalla stagione invernale. Un settore che, come lo stesso ministro Koestinger precisa, “dà lavoro a 700 mila persone“. Per questo, spiega, “se l’Unione Europea vuole veramente pensare a delle restrizioni per la stagione sciistica, dovrà assicurare al nostro Paese l’80 per cento dei proventi. In linea con quanto prevede lo Stato austriaco in termini di risarcimenti agli esercizi commerciali chiusi”. Del resto, anche in Italia la questione continua ad alimentare dibattiti. Da una parte il governo, che giudica inopportuna la riapertura degli impianti, dall’altra le regioni dell’arco alpino, concordi nel chiedere una linea concorde sul tema. A essere posta, ancora una volta, è l’istanza economica: secondo i governatori, impedire la riapertura assesterebbe un corso troppo forte alla tenuta economica di quei territori.

Zaia: “Linee guida come per il virus”

Sulla questione è intervenuto anche il governatore del Veneto, Luca Zaia, secondo il quale “per lo sci è doverosa un’intesa di tutto l’arco alpino. Altrimenti saremmo gli unici a prendere restrizioni che mettono in difficoltà intere comunità, in un bacino di contagio che è unico per tutti”. Zaia auspica accordi condivisi: “Non poter sciare a Cortina invece che a Klagenfurt o Pramollo non è una bella roba”. Per quanto riguarda i mondiali di sci a Cortina, il presidente del Veneto aveva chiesto la proroga di un anno. Sostenendo che “qualcuno aveva detto che ci sarebbe stato un danno all’economia. E ci troviamo in questa condizione. Se si faranno, e spero di sì, e ci sarà un’emergenza come questa, saranno a porte chiuse, vedremo di adottare linee guida come è stato fatto per il Giro d’Italia“.

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