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Sanità pubblica: l’appello di Nobel e scienziati al Governo

Alla soglia dei suoi 50 anni, il Sistema sanitario nazionale desta preoccupazione in premi Nobel e scienziati: l'appello al governo

Non possiamo fare a meno del servizio sanitario pubblico“, ma oggi i dati dimostrano che “il sistema è in crisi“, tra mancanza di fondi, liste d’attesa infinite e personale sanitario in fuga. A lanciare l’allarme sono 14 personalità di spicco della comunità scientifica italiana, dal premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi al farmacologo Silvio Garattini, dal presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli all’immunologo Alberto Mantovani. Tutti uniti nel chiedere al Governo di intervenire con un piano straordinario di finanziamento, considerato che i fondi previsti per il 2025 in proporzione al Pil nazionale sono inferiori a quelli di vent’anni fa.

Garattini: “Il servizio sanitario non dà più quello che dava una volta”

Siamo meravigliati dal fatto che il governo non prenda mai nessuna decisione per quanto riguarda la salute“, dice all’Ansa Silvio Garattini, fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri”. “Dopo il Covid, esponenti e organizzazioni di tutti i livelli hanno denunciato la crisi in cui versa la sanità pubblica chiedendo importanti cambiamenti, perché è evidente che il servizio sanitario non dà più quello che dava una volta, soprattutto per quanto riguarda le visite specialistiche, la diagnostica e la piccola chirurgia. I cittadini sono costretti a rinviare o a ricorrere al privato e alle assicurazioni. La salute così è solo di chi ha i soldi per permettersela, una profonda ingiustizia oltre che un fatto anticostituzionale”.

Il Servizio sanitario nazionale

Dal 1978, anno della sua fondazione, il Servizio sanitario nazionale ha contribuito in Italia al più marcato incremento dell’aspettativa di vita (da 73,8 a 83,6 anni) tra i Paesi ad alto reddito, spiegano gli esperti nel loro appello. “Ma se segnali preoccupanti si percepivano già prima del 2019 – si legge nel documento – dopo la pandemia molti dati dimostrano che il sistema presenta inequivocabili segni di crisi: frenata o arretramento di alcuni indicatori di salute, difficoltà crescente (e talora insostenibile) di accesso ai percorsi di diagnosi e cura, aumento delle diseguaglianze regionali e sociali, per citare solo i problemi più importanti”.

La scarsità di finanziamenti

Sotto accusa c’è soprattutto il forte sottofinanziamento della sanità pubblica, alla quale “nel 2025 sarà destinato il 6,2% del Pil, meno di quanto (6,5%) accadeva 20 anni fa”, precisano i firmatari, tra i quali compaiono anche esperti di economia e politica sanitaria come Francesco Longo dell’Università Bocconi e l’ex direttrice generale del ministero della Sanità Nerina Dirindin. In queste condizioni, aggiungono, “la spesa sanitaria non è grado di assicurare compiutamente il rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza“.

Invertire la rotta è possibile

Invertire la rotta è ancora possibile, sottolinea Garattini, ma serve “un intervento tempestivo del governo”, altrimenti “tutto pian piano si disgregherà”. In cima alla lista delle priorità ci deve essere l’adeguamento del finanziamento del Ssn agli standard dei Paesi europei avanzati, pari “all’8% del Pil”. Specifiche risorse “devono essere destinate a rimuovere gli squilibri territoriali” che “l’autonomia differenziata rischia di ampliare”. Bisogna poi “intervenire in profondità sull’edilizia sanitaria” e sul personale sanitario, attraverso “la valorizzazione degli operatori, la loro tutela e la garanzia di condizioni di lavoro sostenibili”. Inoltre va affrontato il tema “non più procrastinabile” della continuità assistenziale tra ospedale, territorio e domicilio, così come il tema della prevenzione, la cui spesa “è da sempre al di sotto di quanto programmato”.

Il Sistema sanitario presto compirà 50 anni

“Tra qualche anno celebreremo il 50/o compleanno del nostro Ssn“, ricordano i firmatari dell’appello. “Mantenerlo efficiente e in buona salute è un dovere morale verso le prossime generazioni, per non disperdere un patrimonio unico che abbiamo avuto la fortuna di ereditare”.

Fonte Ansa

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