Primo piano

Sanders, il ritiro che lancia la vera corsa dem

Una corsa che gli ha fatto onore ma che, come la precedente, finisce in archivio senza nemmeno aver potuto provare l’assalto finale. Bernie Sanders mette una pietra sopra sulle ambizioni presidenziali e, probabilmente, sul sogno di arrivare alla Casa Bianca. Si è ritirato dalle primarie democratiche (passate più che in sordina vista la situazione negli Stati Uniti), aprendo la strada all’ormai ex rivale Joe Biden, autore forse della rimonta più clamorosa degli ultimi anni. Certo, pensare alle elezioni potrebbe suonare strano in un contesto in cui città come New York stanno letteralmente affondando sotto i colpi della pandemia da coronavirus. Eppure, su per giù fra un anno, gli americani saranno chiamati a dire la loro per stabilire se a Washington continuerà a rimanere insediata l’amministrazione di Donald Trump.

Stop obbligato

Si chiude qui la corsa di Bernie Sanders, al quale va l’onore delle armi ma, ancora una volta, uno sguardo perplesso dei suoi sostenitori che, dopo gli entusiasmi iniziali, vedono di nuovo il loro candidato cadere sotto il fuoco interno. I dem stessi, Alexandria Ocasio Cortez in primis, lo vedevano ormai fuori gioco. Lui, come all’epoca del duello con Hillary Clinton, ha tenuto botta finché ha potuto. Non fino al punto di rottura, come accadde invece nel 2016: stavolta Sanders fa un passo indietro, accontentando anche la sua squadra, che non avrebbe visto di buon occhio un ulteriore sforzo in avanti dopo il voto (complicatissimo) nel Wisconsin che, a dati non ancora ufficiali, sembra aver certificato una nuova debacle per l’aspirante sfidante dem. Un filotto disastroso dopo il Super Tuesday, quello che aveva fatto fuori in un colpo solo Bloomberg, Warren e Gabbard, gli unici ancora con qualche possibilità di fermare l’onda Biden. A Bernie aveva dato adito la conquista della California, un buon risultato ma già allora evidentemente insufficiente per sperare di insidiare l’ex vice-Obama.

La vera corsa

Alla fine, Sanders non ha commesso l’errore fatto quattro anni fa. Anzi, è proprio il suo ritiro a dare il là alla riorganizzazione democratica, con tanto di endorsement (si fa per dire) a favore del suo rivale, con il quale ha deciso di combattere “insieme contro Trump”. La mossa giusta, questo sì, per non tirarla troppo alle lunghe con la consapevolezza, quasi matematica, di non potercela fare. A un prezzo alto visto che, probabilmente, con questo ritiro il 78enne Bernie metterà in archivio i sogni dello Studio Ovale. A vederla da un’angolazione idealistica, un passo indietro che giova al suo stesso partito, che ora potrà davvero preparare, pur nel clima surreale degli Stati Uniti, la vera sfida a Donald Trump. Con un leader che rispecchia il vecchio establishment dell’era Obama. Ma d’altronde, gli altri che hanno provato l’ascesa alla leadership ha fallito. Soprattutto i giovani.

Damiano Mattana

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