In un mondo che sembra conoscere a memoria la parola ferocia nuovi inferni si accendono da un capo all’altro del pianeta. Dopo la Siria, l’Iraq, l’Ucraina e l’Africa abbandonata nella tragedia dell’Ebola l’ultimo avamposto dell’orrore è diventato il Pakistan. Molti esperti di politica e cronaca internazionale osserveranno: non è una novità. Il Paese asiatico da decenni è ostaggio del fanatismo: il suo territorio, le sue città hanno spesso offerto ospitalità ad alcuni dei più efferati killer internazionali, da Osama Bin Laden in giù. E tuttavia non si può ignorare la tragica escalation di violenza che sta coinvolgendo la regione in queste ore.
E’ di pochi giorni fa la barbara esecuzione di due sposi cristiani, ammazzati e poi bruciati perché colpevoli di blasfemia. Ieri un detenuto, accusato di aver insultato il nome di Maometto, è stato massacrato a colpi di spranga da un poliziotto. Oggi un altro dramma, una bimba sciita di appena sette anni è stata torturata e uccisa a Quetta (nella provincia occidentale del Baluchistan) prima di essere gettata in una discarica. E’ stato the Express Tribune a raccontare questa terribile vicenda. La piccola, che si chiamava Saher Batool, apparteneva alla minoranza degli hazara. Sul cadavere sono stati ritrovati segni di strangolamento e diverse ferite che la polizia locale riconduce a un possibile tentativo di violenza sessuale. La bimba era sparita il 28 ottobre scorso. Il papà, in lacrime, ha raccontato di averla vista per l’ultima volta davanti casa, dove l’aveva lasciata dopo un giro in moto.
Ultimo momento di serenità prima dell’orrore. Saher non è riuscita nemmeno a entrare nell’abitazione, dove la mamma la aspettava. Il rapitore l’ha strappata alla sua famiglia e ha poi spezzato la sua giovane vita. E’ stato proprio il padre a ritrovare il corpicino, immerso in un cumulo di rifiuti. Saher e i suoi cari si erano trasferiti da poco in un altro quartiere di Quetta. “Non c’erano motivi di inimicizia – ha raccontato l’uomo, affranto- non abbiamo nessuno che ci vuole male, nessuno ci ha mai minacciati”. Eppure il dramma si è consumato lo stesso. Lì, in Pakistan, l’ennesimo Paese vittima della follia umana.