La notizia che Rosario Livatino, ucciso dalla mafia trent’anni fa, salirà agli onori degli altari riempie di emozione. Arriva direttamente da Papa Francesco che proprio oggi ha firmato il decreto di promulgazione nel corso di una udienza con il cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregaazione per le Cause dei Santi.
Il giudice ragazzino
Il giudice siciliano, nato a Canicattì il 3 ottobre del 1952, venne ucciso ad Agrigento il 21 settembre del 1990 dai mafiosi della Stidda. Aveva appena 37 anni. La Santa Sede ha riconosciuto che quell’omicidio avvenne “in odium fidei”, cioè in odio della fede. Rosario Livatino sarà dunque martire. Come don Pino Puglisi, ucciso nel 1993 dalla mafia, e beatificato sette anni fa. Con l’annuncio della beatificazione arriva a compimento la lunga raccolta di documenti e testimonianze del processo di canonizzazione: circa quattromila pagine per certificare la santità di un magistrato che siglava tutte le sue note in agenda con la scritta “Sub tutela Dei”. Tra le testimonianze anche quella del killer Gaetano Puzzangaro che sconta l’ergastolo per l’omicidio Livatino.
La notizia della prossima beatificazione del giudice è stata accolta con entusiasmo dall’arcivescovo di Agrigento, il cardinale Francesco Montenegro che ha chiesto al Signore “che la testimonianza del futuro beato Giuseppe Livatino sia da stimolo ed esempio per un rinnovato impegno di santità da parte di tutti”.
Il commento del centro studi Livatino
Parole di gratitudine per papa Francesco sono state espresse dal Centro Studi Rosario Livatino che ha ricordato le parole del Papa durante l’udienza concessa nel 2019 agli esponenti dell’istituzione: “Livatino è un esempio non solo per i magistrati – aveva detto in quella occasione il Papa – ma per tutti coloro che operano nel campo del diritto: per la coerenza tra la sua fede e il suo impegno di lavoro e per l’attualità delle sue riflessioni”.
Un plauso unanime arriva da tutto il mondo della magistratura. Apprezzamenti arrivano dal ministro guardasigilli Bonafede e – tra gli altri – da don Ciotti, Gherardo Colombo e Antonio Di Pietro. La famiglia del giudice Livatino accoglie con gioia la notizia ma invita a non dimenticare tutte le vittime della mafia.
L’incontro di San Giovanni Paolo II con la famiglia Livatino
Ed il nuovo beato sarà certamente un simbolo della lotta alla mafia: proprio alla fine di un colloquio con i suoi genitori, durante il quale aveva raccolto il loro dolore e la loro fede incrollabile, San Giovanni Paolo II aveva pronunciato ad Agrigento il celebre discorso nella Valle dei Templi: l’anatema alla mafia era stato ispirato proprio dal dolore provato per il sacrificio del giudice Livatino.