Da questa mattina è in corso una rivolta al carcere di San Vittore – a Milano in piazza Filangieri 2 – e alcuni detenuti sono saliti sul tetto della casa circondariale. Sono almeno una quindicina i detenuti visibili sul tetto che urlano e alzano le braccia al cielo, scrive Repubblica, buona parte con il cappuccio della felpa alzato o il volto nascosto da una sciarpa. Dal tetto i detenuti gridano “libertà”. Dalla strada adiacente al carcere si vedono carta e stracci a cui è stato dato fuoco attaccati alle grate di una finestra e getti d’acqua per contenere le fiamme. Sul posto sono arrivate le volanti di Polizia mentre la polizia penitenziaria sta intervenendo per sedare i disordini nei reparti e le strade attorno alle mura che circondano la casa di reclusione sono state chiuse al traffico e presidiate dalle forze dell’ordine. Dopo un primo momento di protesta, scrive Agi, sul tetto sarebbero ora rimasti 14 detenuti e, a quanto riferisce la polizia, la rivolta è sotto controllo. Però, durante le proteste, due i raggi del carcere che sono stati devastati. Per contenere la rivolta è stato predisposto un servizio di ordine pubblico con uomini del Reparto mobile e volanti dell’upg e del commissariato. Sono intervenuti anche i vigili del fuoco e la polizia scientifica. Sul posto anche il dirigente del commissariato di Porta Genova.
Ieri disordini anche in altre carceri italiane, da Pavia da Modena, dove tre detenuti sono morti.
Mirabelli: “Domiciliari a fine pena”
“Sono a San Vittore. Anche qui da questa mattina alcuni detenuti, a cui non va data nessuna giustificazione, hanno distrutto gli ambulatori del secondo e del terzo raggio e sono sul tetto”. Lo afferma il senatore Franco Mirabelli, vice presidente dei senatori Pd, su Facebook. “Dentro questa emergenza drammatica in cui vive tutto il Paese – prosegue Mirabelli – c’è una emergenza che va pure subito affrontata a tutela degli agenti, degli operatori e degli stessi detenuti. Il decreto che di fronte alla sospensione dei colloqui, resa necessaria dal Coronavirus, impone di consentire le comunicazioni a distanza coi parenti non basta. Serve subito affrontare il problema del sovraffollamento“. “Si mettano ai domiciliari tutti coloro che hanno pochi mesi ancora da scontare per arrivare a fine pena. Non si risolverebbe nulla se, come pensa qualcuno, si tornasse a chiudere le celle superando la vigilanza dinamica. Serve consentire ai direttori di poter lavorare ricostruendo un clima che il sovrappopolamento pregiudica”, conclude Mirabelli.
Guerriglia a Foggia
Sono scene di guerriglia dentro e fuori il carcere quelle in atto a Foggia dove, da questa mattina, i detenuti di due sezioni della struttura di via delle Casermette (circa 250-300 persone dei 630 soggetti ad oggi ristretti) hanno avviato una violenta protesta contro la decisione di sospendere i colloqui per contenere il rischio contagio da Coronavirus. Secondo quanto riporta Foggiatoday.il, la protesta è tuttora in atto: all’interno della struttura, la polizia penitenziaria è in affanno per contenere la sommossa. Appiccato anche un incendio. All’esterno, decine di pattuglie di polizia e carabinieri sono giunti in supporto dei colleghi della Penitenziaria, alcuni dei quali rimasti feriti negli scontri. Un gruppo di detenuti è riuscito a raggiungere il muro di cinta della struttura tentando l’evasione di massa come già accaduto in altre strutture detentive italiane. Non è chiaro quanti siano riusciti o meno a guadagnarsi la fuga: alcuni sono stati ripresi immediatamente. Alcuni detenuti riusciti ad evadere – scrive Agi – hanno cercato di nascondersi in capannoni di attività industriali e commerciali del Villaggio Artigiani dove si trova l’istituto di pena. Alcuni supermercati della zona sono stati chiusi per sicurezza mentre la polizia sta controllando tutte le grosse attività commerciali del quartiere. Sul posto agenti di polizia, carabinieri e militari dell’Esercito. “La situazione è incandescente”, ha commentato a Foggia Today Domenico Mastrulli del Cosp. “Le proteste di stanno diffondendo nelle varie strutture pugliesi e italiane (ieri proteste a Bari, Brindisi, Trani e Foggia). La polizia penitenziaria è storicamente sotto organico. La nostra proposta è quella di richiamare in servizio 7mila unità ‘pescando’ dal personale pensionato esperto in materia anti-sommossa”.
Modena
Sembra sia salito a sei il numero di detenuti deceduti nel carcere di Sant’Anna di Modena in seguito alle proteste di ieri. Lo scrive Repubblica. Oltre ai tre cadaveri rinvenuti ieri sera, tre detenuti sono morti durante il trasporto ad altre carceri. Le vittime, scrive il resto del Carlino, sarebbero tutte tunisine, tossicodipendenti, che hanno approfittato della rivolta per assaltare l’infermeria e fare razzia di farmaci assumendo dosi letali di metadone. Oltre ai morti, altri detenuti sono stati portati in ospedale. Sei sono considerati più gravi e questi quattro sono in prognosi riservata e in terapia intensiva, secondo quanto spiega l’Ausl di Modena in un bollettino. In tutto sono 18 i pazienti trattati, in gran parte per intossicazione. Ferite lievi anche per tre guardie e sette sanitari. La Procura ha aperto un’inchiesta per accertare le cause di alcuni dei decessi: secondo le prime informazioni, sarebbe dovuta al fatto che, durante la rivolta, si sono impadroniti dell’infermeria e hanno assunto un’overdose di farmaci.
Palermo
Sempre in queste frenetiche ore, è stato segnalato un tentativo di evasione dal carcere Ucciardone a Palermo. Alcuni detenuti per protesta contro lo stop alle visite in carcere per l’emergenza coronavirus hanno tentato di scavalcare la recinzione dell’istituto di pena per cercare di fuggire, ma il tentativo è stato bloccato sul nascere dalla polizia penitenziaria che ha riacciuffato i fuggitivi. Lo scrive Ansa. Il carcere è ora circondato dai carabinieri e polizia in tenuta antisommossa. Anche le mura del carcere sono presidiate dalle forze dell’ordine mentre le strade attorno al vecchio carcere borbonico sono state chiuse. Ieri sera la protesta era scattata anche al Pagliarelli, il secondo carcere di Palermo, dove i parenti dei detenuti hanno bloccato la strada con cassonetti e pali. La direttrice Francesca Vazzana ha tentato di aprire un dialogo con i detenuti per riportare la calma.