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RIFORMA, COME CAMBIA LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Era dai tempi della Bassanini, legge 59 del lontano 1997, che una legge non entrava così profondamente nel tessuto della pubblica amministrazione. La riforma voluta dal governo è stata approvata, dopo oltre un anno dal suo annuncio in Consiglio dei ministri e tre passaggi parlamentari. Un lungo percorso che si è concluso con l’ok definitivo al Senato, dove a sorpresa il numero è stato assicurato grazie alle opposizioni.

Il voto finale ha visto 145 favorevoli, 97 contrari e nessun astenuto. IL via libero è giunto anche in anticipo, si prevedeva di finire tra mercoledì e giovedì. Un’accelerazione che faceva prefigurare un iter senza inciampi, ma proprio nel momento clou, quando si è passati al voto finale ci si è accorti che in Aula per un soffio non si è andati sotto il numero legale (150 presenza minime). La sola maggioranza non sarebbe quindi stata in grado di assicurare la soglia necessaria e per questo – come detto – è risultato indispensabile il voto, seppure contrario, delle opposizioni.

Il premier parla comunque di “un altro tassello” messo a posto, non facendo così mancare un “abbraccio agli amici gufi”. Il ministro della P.A, Marianna Madia, guarda già avanti, a quella che sarà la vera partita: il lavoro “continua” e punta dritto ai “decreti attuativi”, circa una ventina, o poco meno. L’obiettivo è presentare un primo pacchetto di provvedimenti applicativi già a settembre, con misure di semplificazione e Spending Review: in ballo c’è il taglio delle partecipate.

Ma quali sono le novità della riforma? Vediamole punto per punto.

– STRETTA SU DIRIGENZA. Anche i capi diventano licenziabili se valutati negativamente. Ma pur di non essere mandati a casa potranno optare per il dimensionamento. Gli incarichi non saranno più a vita (4+2 anni) e scatta la revoca in caso di condanna della Corte dei Conti. A proposito è stato aggiunto un intero articolo dedicato al processo contabile.

– TUTTI I DIRIGENTI IN UN UNICO BACINO. E’ previsto un solo ruolo (seppure diviso su tre livelli: statale, regionale, locale) senza più distinzione tra prima e seconda fascia. Si va verso una quota unica (intorno al 10%) per l’accesso di esterni. La figura del segretario comunale è superata.

– CONCORSI, SUPERATO VOTO MINIMO LAUREA. Non ci sarà più una soglia sotto la quale si è fuori dalle selezioni pubbliche. L’obiettivo è dare più importanza alla valutazione in sede di concorso. Nelle prove non mancherà mai un test sull’inglese.

– LICENZIAMENTI FACILI. Quando scatta un’azione disciplinare non si potrà più concludere tutto con un nulla di fatto, la pratica dovrà essere portata a termine senza escludere il licenziamento. Quanto alla diatriba sull’articolo 18, la reintegra resterebbe.

– SU ASSENZE CON POTERI A INPS. Niente più finti malati. Per centrare l’obiettivo le funzioni di controllo e le relative risorse passano dalle Asl all’Inps. Vengono poi posti dei paletti per il precariato. C’è anche un passaggio per favorire la staffetta generazionale, ma a costo zero. Nasce la Consulta per l’integrazione dei lavoratori disabili.

– MAGLIE PIU’ LARGHE PER PENSIONATI P.A. Il tetto di un anno vale solo per i ruoli direttivi. Le altre cariche sono comunque consentite, ma resta il vincolo della gratuità.

– SCOMPARE FORESTALE, RIORDINO FORZE. Il ddl pone le basi per l’assorbimento della Forestale in un’altra forza, così da portare i corpi da 5 a 4. Si prevede inoltre un riordino di tutte le forze.

– SCURE SU PARTECIPATE. Verranno ridotte e si prevede un numero massimo di ‘rossi’ dopo cui c’è la liquidazione, possibile anche il al commissariamento. Si prevede il dimezzamento delle camere di commercio.

– SFORBICIATA SU PREFETTURE. Si va verso un taglio netto che potrebbe portare anche a un dimezzamento, quel che ne rimarrà andrà a finire nell’Ufficio territoriale dello Stato, punto di contatto unico tra P.A. periferica e cittadini. Si farà piazza pulita degli uffici doppioni tra ministeri e Authority. Si tratta di interventi di Spending Review che si ritrovano anche nella riduzione alla spesa per intercettazioni.

– PRATICHE DIMEZZATE PER GRANDI OPERE. Un ‘taglia burocrazia’, al fine di semplificare ed accelerare, fino al dimezzamento dei tempi, le operazioni in caso di rilevanti insediamenti produttivi, opere di interesse generale. Scatta la possibilità di attribuire poteri sostituitivi al premier.

– SILENZIO ASSENSO TRA AMMINISTRAZIONI. In caso di contese tra amministrazioni centrali su nulla osta e altri concerti sarà il premier a decidere, dopo un passaggio in Cdm. E’ fissato anche un tetto per ottenere il sì: massimo 30 giorni, che diventano 90 in materia di ambiente, cultura e sanità. Sulla stessa linea le misure per sbloccare la conferenza dei servizi.

– GHIGLIOTTINA SUI DECRETI. Una forbice che mira a sbrogliare la matassa di rinvii a provvedimenti attuativi. Tutto passa per una delega al Governo, chiamato a fare una cernita sugli ultimi tre anni (esclusi i dlgs).

– POTERI A PALAZZO CHIGI. Verranno precisate le funzioni di palazzo Chigi per il mantenimento dell’unità di indirizzo. Un rafforzamento della collegialità che si ritrova anche nelle nomine di competenza, in modo che le scelte passino per il Cdm. La delega riguarda pure la definizione delle competenze in materia di vigilanza sulle agenzie fiscali (come le Entrate).

– UNO STATUTO E UN NUOVO CAPO PER P.A. DIGITALE. Arriva la ‘carta della cittadinanza digitale’, con il Governo delegato a definire il livello minimo di qualità dei servizi online. A guidare la svolta digitale ci penserà un dirigente ad hoc.

– BOLLETTE ELETTRONICHE DA PAGARE CON SMS. I pagamenti verso la P.A, come bollette e multe, potranno avvenire anche ricorrendo al credito telefonico (ricaricabili o abbonamenti) purché si tratti di micro-somme (presumibilmente sotto 50 euro). Il versamento potrà quindi essere eseguito con un semplice sms.

– FREEDOM OF INFORMATION ACT ITALIANO. Tutti avranno il diritto di accedere, anche via web, a documenti e dati della P.A. Si spalancano gli archivi pubblici, ma restano dei limiti.

– NUMERO UNICO PER EMERGENZE. Basterà chiamare il 112 per chiedere aiuto in ogni circostanza. L’idea è quella di realizzare centrali in ambito regionale che, raccogliendo la richiesta, siano in grado di smistarla al servizio interessato.

– UN SOLO LIBRETTO PER AUTO. Si apre al trasferimento del Pubblico registro automobilistico (Pra), retto dall’Aci, al ministero dei Trasporti, a cui fa capo la Motorizzazione. Si va infatti verso un’unica banca dati per la circolazione e la proprietà, con un solo libretto.

 

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