Rifacciamo l’Italia

Gravina Italia

Foto © Domenico Cippitelli/Image Sport

Ventidue giorni fa l’uscita amara degli azzurri da Euro 2024. Un brutto contraccolpo per chi sperava di tornare dalla Germania con ben altro bottino. Magari, non la vittoria come era successo a Londra, ma almeno arrivare ai quarti per non dire in semifinale. L’avventura è finita invece il 29 giugno a Berlino contro la Svizzera che ci ha inferto una lezione, non solo nel risultato (2-0), quanto nel gioco. Ventidue giorni dopo è ancora più difficile accettare quel verdetto, semplicemente perché se l’Italia avesse fatto l’Italia, probabilmente ce la saremmo andati a giocare contro l’Inghilterra in semifinale. E magari, chissà. Un cammino contrassegnato da profondi ed evidenti singhiozzi, dove il responsabile, non può e non deve essere il solo Spalletti. Che, a nostro avviso, ha fatto il massimo, tenuto conto degli atavici problemi che assillano il nostro pallone.

Un’Italia svogliata

Una squadra arrivata in Germania col fiato grosso. Ci ha illuso la vittoria sull’Albania, prima che la Spagna, poi Campione d’Europa, ci riducesse ai minimi termini. Il pari all’ottavo di recupero contro la Croazia, ha prolungato l’agonia di un gruppo che forse non vedeva l’ora di tornare a casa. Sono riflessioni a mente fredda, perché in Germania, prima di tutti, sono mancati i calciatori. Spalletti ha le sue colpe, non c’è dubbio, ma in campo va la squadra, apparsa invece svogliata e prima di quella “cazzimma” napoletana che dovrebbe contraddistinguere un torneo così importante come l’Europeo. Se non trovi gli stimoli in certe circostanze, allora significa che i problemi erano ben altri.

I problemi del calcio

Spalletti è un ottimo allenatore, non solo per lo scudetto storico vinto a Napoli, ma per quanto fatto nella sua carriera. È uno che ama il campo, che sa trasformare un calciatore lavorando giorno dopo giorno. Cosa impossibile da selezionatore, dove i fattori sono ben altri. Probabile che Spalletti sia portato per lavorare in un club, meno in Nazionale. Dove i problemi sono gli stessi di sempre: campionato dispendioso e fuori misura con venti squadre, che sono francamente troppe, come troppi sono gli stranieri e meno i giovani da lanciare. Le parole di Gravina, presidente federale, anch’egli a mente fredda dopo la vittoria della Spagna, inducono ad una profonda riflessione. “La Spagna ha dato grande spettacolo, è una squadra straordinaria con talenti incredibili. È un modello straordinario soprattutto per la valorizzazione dei giovani. Loro hanno il 37.7% di calciatori stranieri, noi più del 60%. L’Italia è terz’ultima in Europa per valorizzazione del vivaio, con calciatori come Yamal, Nico Williams e Saka che non potrebbero giocare in nazionale”.

“Il nostro livello non è questo”

Un bell’affondo per ribadire che i mali azzurri partono da lontano, tanto che sull’europeo, aggiunge che “non posso credere che il nostro livello sia quello. Non ci siamo auto assolti, ma nel calcio si cade, ma bisogna rialzarsi anche se l’amarezza è ancora tanta. Adesso inizia un nuovo percorso e cercheremo di trovare le migliori soluzioni per le nostre nazionali. Il confronto con esperti del nostro calcio è un valore aggiunto come saranno utili i consigli di Buffon. Speriamo di poter recuperare giocatori importanti che abbiamo perso prima dell’ Europeo. Speriamo di ritrovare il giusto entusiasmo”.

Italia, serve una riforma

Ma non solo quello. Serve una riforma seria, che Gravina ha in mente da tempo, ma impossibile da realizzare per l’ostracismo dei club e di alcuni presidenti. Meglio coltivare l’orticello di casa che pensare al bene comune. Ma il futuro azzurro potrebbe prospettare altri scenari. Gravina spera di rimanere in sella alla guida del calcio italiano, Spalletti è meno sicuro anche se, come detto prima, le colpe affondano le radici da molto lontano. C’è da affrontare una Nations League e poi le qualificazioni mondiali. Non qualificarci sarebbe la morte cerebrale del calcio italiano. Spalletti vuole riscattare un europeo amaro, ma tutto passa dalle nuove elezioni presidenziali di novembre. Può succedere di tutto, dalla non rielezione di Gravina e la caduta dello stesso Spalletti, ma anche la riconferma del presidente a patto che la Lega serie A si sieda al tavolo per avviare le riforme. Altrimenti non si va da nessuna parte.

Massimo Ciccognani: