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Resta in carcere il “licantropo” a capo della setta

Per gli adepti della sua setta era diavolo, vampiro e licantropo

Un sedicente “lupo mannaro” assetato di sangue e di sesso, ma con la faccia da bravo ragazzo. Adescava i potenziali adepti sui social e poi, secondo l’accusa, li sottoponeva a violenze sessuali. Era considerato una sorta di vampiro e lupo mannaro, l’incarnazione stessa di Belzebù. Beveva sangue mordendo le braccia delle sue vittime, costrette pure a subirne ripetuti abusi sessuali. Resta agli arresti domiciliari Matteo Valdambrini, il 23enne di Prato arrestato dalla polizia con l’accusa di essere capo di una setta e di aver costretto i suoi adepti a subire atti sessuali dopo averli convinti di essere lui il “diavolo”. Il tribunale del riesame di Firenze ha respinto il ricorso presentato dei legali di Matteo Valdambrini, avvocati Sigfrido Fenyes e Pier Nicola Badiani, nel quale si chiedeva l’annullamento della misura cautelare o, in seconda istanza, una sua attenuazione. Le motivazioni sono attese a fine mese. Dopo avere adescato i giovani sui social network, racconta il Giornale, li persuadeva di essere dei prescelti che avrebbero avuto il compito di salvare il mondo e forniva loro ragguagli sulle loro esistenze precedenti. Poi veniva stretto un indissolubile patto di obbedienza tramite il quale i ragazzi avrebbero potuto riacquistare poteri di autoguarigione, forza e agilità, a condizione di assecondare ogni richiesta proveniente dal capo.

Setta

La setta satanica e gli abusi sessuali, ma anche il vudù, la presunta licantropia e altri riti macabri per soggiogare ancor più le vittime della sua lucida follia. Durante la perquisizione effettuata lo scorso febbraio nell’abitazione del giovane, gli agenti hanno sequestrato una bambola vudù senza una gamba, oltre a una fiala di sangue finto, alcune capsule di polvere rossa, una bacinella e dei sali usati per i rituali. La bambola, stando alle testimonianze dei seguaci del 23 enne raccolte dalla polizia, sarebbe servita a provocare la morte della madre di una delle adepte, come richiesto al guru proprio dalla ragazza. Il rituale avvenne all’interno dell’auto di Valdambrini, alla presenza di alcuni seguaci. In base a quanto emerso dall’ordinanza ad accusare il giovane ci sarebbero le testimonianze delle presunte vittime che, scrive il gip, “appaiono univoche, precise, coerenti e vicendevolmente riscontrate”. Vittime che spesso, nei loro racconti, fanno riferimento alle violenze sessuali che sarebbero state costrette a subire. In base alle indagini, coordinate dal pm Angela Pietroiusti, le violenze sessuali sarebbero partite nel 2015, quando il guru aveva solo 18 anni. Una delle vittime, 16enne, sarebbe stata costretta a subire rapporti quasi ogni giorno, per circa 3 anni. E proprio al capitolo abusi sessuali, riferisce il Fatto quotidiano, si collega la storia del licantropia. Secondo il racconto di una delle vittime di Valdambrini, il 23enne l’aveva convinta ad avere rapporti sessuali a tre: una sorta di rito che serviva per risvegliare la licantropia, tanto che nella funzione il capo della setta rappresentava la figura del lupo, la ragazza quella della lince e un altro ragazzo il leone.

Plagio

Secondo l’accusa dei pm di Firenze, poi, l’obiettivo di Valdambrini era quello di plagiare ragazzi e ragazze (minorenni o appena maggiorenni) in condizione di fragilità psicologica per poi approfittare sessualmente della situazione di superiorità psichica. Le sue prede, sottolinea il Fatto, era adolescenti più deboli di altri, che in quella setta erano convinti di ritrovare la forza che nella vita di tutti i giorni non avevano. Da qui la sudditanza psicologica nei confronti di Valdambrini, che ne abusa fino a livelli impensabili.

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